Giovani fuggono all’estero: in 10 anni persi 16 miliardi di euro

Negli ultimi 10 anni ben 250 mila giovani, tra i 15 e i 34 anni, sono fuggiti all’estero abbandonando l’Italia: è questo il dato che si ricava dal Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa. Al termine dei percorsi di formazione, i ragazzi fuggono all’estero inseguendo ciò che, nel loro paese d’origine, non trovano o ottengono con estrema fatica: il riconoscimento del merito, la valorizzazione delle proprie conoscenze e competenze, opportunità di lavoro più sicure. Una fuga che negli ultimi dieci anni sarebbe costata all’Italia ben 16 miliardi di euro.

Il fenomeno della fuga all’estero coinvolge vari settori professionali, da quello della ricerca scientifica, a quello artistico e culturale arrivando fino a quello economico. In ambito sanitario, ad esempio, questa situazione potrebbe contribuire ad aggravare la già evidente problematica di carenza di personale specializzato. Recentemente, infatti, è stata condotta un’indagine presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia dell’Università di Tor Vergata in cui ai medici iscritti è stato sottoposto un questionario riguardante le prospettive di lavoro. Il 60% di essi ha dichiarato di puntare a spostarsi all’estero; solo il 10% è sicuro di rimanere in Italia e la restante parte valuterà le proprie decisioni sulla base delle effettive opportunità di carriera che si presenteranno.

I numeri, d’altra parte, sembrano parlare da se’: il livello di occupazione della popolazione in età compresa tra i 25 e i 29 anni è del 54,6% in Italia mentre la media UE raggiunge il 75%.

Secondo le statistiche, le principali regioni di provenienza dei giovani emigranti sono Lombardia, in testa, Sicilia, Veneto e Lazio. I paesi di destinazione sono soprattutto europei: l’Inghilterra, nonostante i minacciosi scenari della Brexit, la Germania, la Svizzera e la Francia. In minore quantità si spingono oltreoceano verso USA, Brasile e Australia. Dopo l’esperienza all’estero, le probabilità di rientro in Italia sono molto basse perché difficilmente, dal punto di vista professionale, le condizioni per il rimpatrio risultano all’altezza di quelle del paese estero che ha garantito l’inserimento nel mondo del lavoro.

Il risultato della fuga di massa all’estero è un’enorme perdita di capitale umano per il nostro paese. La ricchezza che il lavoro dei giovani emigrati avrebbe prodotto, negli ultimi dieci anni, ammonta a circa 16 miliardi di euro, più di un punto percentuale di Pil.