Nascono sempre meno bambini: come influisce sulla scuola

Sette anni fa, nel 2008, l’Italia, con 571.663 nati, aveva registrato il più alto numero di nascite degli ultimi decenni. Poi era iniziata una fase negativa di denatalità contrassegnata da una tendenza costante al decremento, fino a toccare, l’anno scorso, un numero di 479.611 nati, con un saldo negativo tra le due annate di 92 mila unità (-16%).

Gli ultimi dati Istat hanno rilevato che il numero dei nati nel 2015 è stato inferiore per oltre 17 mila unità (-3,4%) a quello dell’anno precedente, confermando la tendenza al decremento in atto con prospettive di conferma anche per i prossimi anni. Per il 2016 potrebbe esserci un ulteriore calo di nascite di 15-17 mila unità e, forse, altrettanto per il 2017.

Oltre al fatto che l’apporto di nati stranieri è diventato minore rispetto al passato (il 4,8% in meno dal 2014 al 2015), facendo mancare quell’aiutino che era servito a mantenere alti i livelli delle nascite, si registra ora in termini quasi crescenti un forte calo di nati italiani, soprattutto nelle regioni del Centro Nord.

L’incrocio dei due fenomeni di denatalità italiana e straniera sta riconfigurando la tipologia dei nati con queste situazioni estreme in Emilia Romagna e in Lombardia. Dei 110.400 bambini di età compresa tra 0-2 anni presenti in Emilia Romagna 84.755 sono italiani (76,8%) e i restanti 25.645 (23,2%) sono stranieri (quasi uno su quattro). È la conferma della multietnicità che sta interessando prima le scuole e poi l’intera comunità locale. Non è molto diversa la situazione in Lombardia dove sono figli di italiani 202.442 dei 258.025 bambini in età 0-2 anni e sono stranieri i restanti 55.583 (21,5%), in un rapporto di oltre uno straniero ogni cinque bambini.

In generale gli effetti di questo fenomeno della denatalità ormai in atto da diversi anni si stanno facendo sentire sui servizi per l’infanzia (nidi e scuole dell’infanzia), con effetti diversi tra domanda e offerta. Essendoci meno concorrenza nella domanda, è più facile trovare posto nei nidi d’infanzia, ma nelle scuole dell’infanzia, invece, il fisiologico calo di bambini iscritti comporta in molti casi la chiusura delle sezioni e la contrazione dei posti di insegnante. È l’inizio di nuovi assetti che nei prossimi anni investiranno gradualmente tutti gli ordini di scuola.