Contributi elettorali +1.110% in 10 anni; spese per l’istruzione +33%

Ebbene, scorrendo i dati che annualmente l’Istat pubblica sulle spese delle Amministrazioni pubbliche, si può rilevare che nello stesso periodo 1999-2008 i costi dell’istruzione hanno avuto ben altro andamento. Infatti i costi per l’istruzione (dell’Amministrazione centrale e di quelle periferiche) che nel 1999 erano stati complessivamente pari a 52.453 milioni di euro, nel 2008 hanno toccato i 70.067 milioni, con un incremento del 33,6%. Un aumento pressoché fisiologico, se si considera l’inflazione, ben lontano da quello dei rimborsi ai partiti. Non solo: l’incidenza della spesa per l’istruzione sulla spesa pubblica totale è scesa nello stesso periodo dal 9,7% del 1999 al 9% del 2008.

Dopo il 2008 al personale della scuola, a causa della crisi, sono stati bloccati i contratti e gli aumenti di stipendio con effetti quasi permanenti sulla carriera economica degli insegnanti. La manovra finanziaria di un anno fa ha previsto anche la riduzione del 10% degli stipendi dei dirigenti pubblici e quella analoga dei parlamentari. Sembrava una scelta nella direzione di una maggiore equità. Peccato che la casta abbia surrettiziamente inserito una franchigia: per i primi 90 mila euro di reddito (cioè fino a circa 7 mila euro al mese di stipendio), nessuna riduzione. Ecco che quel 10% di taglio è sparito per chi guadagna fino a quella non indifferente somma, e si è ridotto all’1%, fino massimo al 5-6% per chi guadagna molto di più (una riduzione del 10% l’avrebbe chi guadagnasse oltre un milione di euro l’anno). E per i parlamentari? Boh! Dopo gli impegni dei presidenti delle Camere a procedere ai tagli in autonoma determinazione non si è saputo più nulla.

Sarebbe stato un buon esempio se anche la Casta avesse veramente tirato la cinghia come tutti gli italiani per affrontare con spirito di solidarietà la crisi. E sarebbe stato un segno di lungimiranza contenere quei privilegi e non sottrarre risorse agli investimenti per il futuro. Ma non è andata così.