Varato il ddl sull’università

Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge sull’università del ministro Gelmini. Entro 180 giorni le università dovranno rivedere i loro statuti, snellire Consigli di amministrazione e Senati accademici, ridurre le facoltà, inserire personale esterno nei nuclei di valutazione.

E’ prevista la fine dei concorsi interni, che permettevano ai baroni di piazzare i loro candidati, sostituiti da una abilitazione nazionale di durata quadriennale assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali. Solo con l’abilitazione si potrà partecipare ai concorsi di ateneo, basati sui titoli e sul curriculum dei candidati, con bandi pubblicati anche sul sito del Miur e anche su quello dell’Ue. Fine dei concorsi per  ricercatori a tempo indeterminato, sostituiti da contratti a termine di tre anni rinnovabili con selezioni pubbliche. Dopo il terzo anno il ricercatore potrà essere chiamato dall’ateneo per un posto di docente. Anche il ministero potrà fare propri bandi per sostenere i migliori. Lo stesso vale per gli assegnasti di ricerca.

Obbligo per i professori di lavorare per 1.500 ore all’anno, di cui 350 dedicate alla didattica. I crediti extrauniversitari potranno essere al massimo 12, non più 60, e lo scambio di lettori stranieri sarà ripristinato.

Se le università non provvederanno entro sei mesi ad adeguare i loro statuti al nuovo modello di  governance avranno al massimo tre mesi, e poi saranno commissariate. Il commissariamento è previsto anche per gli atenei che non riusciranno a riassestare i loro bilanci.

I rettori potranno restare in carica al massimo otto anni e saranno eletti con voto ponderato dei soli docenti. Tetto di 12 facoltà per gli atenei più grandi e possibilità per le università di fondersi o federarsi.

Il ddl prevede anche fondi per borse di studio cui gli studenti accederanno partecipando ad appositi test nazionali e che saranno confermate solo a coloro che saranno in regola con gli esami. Saranno valutati anche docenti e ricercatori, che in caso di giudizio negativo non avranno scatti stipendiali.