XV Rapporto AlmaLaurea: laurearsi conviene?

Il quindicesimo Rapporto dell’autorevole Consorzio bolognese rileva che solo a distanza di cinque anni dal conseguimento del titolo accademico il tasso di disoccupazione si riduce a valori che possono essere considerati fisiologici (6%), e che la stessa cosa si può dire anche per quanto riguarda la retribuzione, dove si registra un generale miglioramento, che vede in testa gli ingegneri, i medici e i laureati economico-statistici.

Comunque, magra consolazione, la laurea serve più del diploma per lavorare: i laureati hanno presentato un tasso di occupazione di oltre 12 punti percentuali superiore rispetto ai diplomati.

Insomma, laurearsi tutto sommato conviene, ma a condizione di finire presto e di non essere troppo selettivi (choosey, direbbe Elsa Fornero) nella scelta del posto di lavoro.

Ciò che dovrebbe preoccupare i decisori politici è piuttosto il fatto che i dati riguardanti la condizione occupazionale e retributiva dei laureati si innestano su una tendenza alla diminuzione delle immatricolazioni universitarie che è in atto in Italia da diversi anni (-17% rispetto a 10 anni fa).  Essi non favoriscono certo il recupero dell’Italia nelle classifiche internazionali relative alle percentuali dei laureati: 14% nella fascia 25-64 anni (media Ocse 21%, Ue-21 19%). Va un po’ meglio nella fascia dei più giovani, quella dei 25-34 anni: 20% per l’Italia, ma in questo caso la media Ocse raggiunge il 28% e quella Ue-21 il 26%.