Vendola e i rettori pugliesi contro i tagli alle università pugliesi

Lo scorso venerdì il presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha ricevuto i rettori delle università pugliesi, che si sono recati da lui per rappresentargli le loro preoccupazioni sulla “deriva drammatica” provocata dal recente decreto ministeriale che distribuisce le risorse nazionali per le prossime assunzioni, un provvedimento a loro avviso “penalizzante per le accademie del Sud”, e in particolare per quelle pugliesi.

Ne hanno ricevuta piena solidarietà. “Se vanno via trecento docenti dall’Università di Bari e se ne possono reclutare soltanto quindici, vuol dire che saltano anche docenze universitarie legate alla vita del Policlinico”, ha detto Vendola. Che poi si è lanciato in considerazioni più generali: “Non viene adoperato un parametro fondamentale, che chiediamo da anni: l’indice di deprivazione. Si tratta di un colpo alla nostra Costituzione, è una violazione del principio di uguaglianza. Siamo di fronte ad un fatto incredibile: in una situazione in cui la crisi economica produce sempre più povertà, la povertà diventa una colpa, viene stigmatizzata, si dà meno ossigeno a chi è  in apnea dal punto di vista sociale. Noi ci ribelliamo a questo”.

E poi “non è una lotta dei Rettori o dei docenti e degli studenti, ma è una lotta per il Sud. Se viene ucciso il nostro sistema universitario, non abbiamo chance, non c’è futuro”. Poi parla di “lotta sacrosanta”, e rivolgendosi ai parlamentari pugliesi dice che per loro questo “è un momento anche di verifica per l’amore che si ha verso la nostra terra”.

Prima di incontrare i Rettori pugliesi il Presidente Vendola ha ricevuto una delegazione di precari delle Università, preoccupati che al 31 dicembre prossimo possano saltare “importanti postazioni di  lavoro, fondamentali per la vita degli Atenei”. Vendola ha dato ragione anche a loro: “E’ molto importante per me assistere ad un momento di assoluta coesione nella lotta. I Rettori e i lavoratori precari sono sulla stessa barricata, insieme stiamo difendendo il sistema universitario del Sud”.

E dunque niente finanziamenti correlati al ‘merito’ delle università dal punto di vista della efficienza amministrativa e della produttività scientifica. Niente incentivi e disincentivi finalizzati al miglioramento della qualità. Meglio, allora, che tutto resti com’è? Mah!