Valutazione alla primaria, MIM: ‘Nessun ritorno ai voti, giudizio sintetico correlato all’acquisizione dei livelli raggiunti’

Nessun ritorno a voti, alla primaria verranno reintrodotti i giudizi sintetici che saranno legati ai livelli di apprendimento raggiunti. Il ministero dell’Istruzione e del merito, attraverso la voce di Carmela Palumbo, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del MIM, chiarisce in cosa consisterà il cambiamento della valutazione di cui parla l’emendamento contenuto nel ddl sul voto in condotta. E lo fa in un confronto pedagogico ospitato da Tuttoscuola a cui hanno preso parte anche Daniele Novara, pedagogista e formatore, Francesco Magni, ricercatore di Pedagogia Generale e Sociale dell’Università di Bergamo, Cristiano Corsini, ordinario di Pedagogia Sperimentale dell’Università di Roma Tre e Alex Corlazzoli, maestro e giornalista.

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“Non si ritorna ai voti alla scuola primaria – spiega Palumbo nel corso del webinar – , si interviene nel contesto di un disegno di legge più ampio che riguarda anche il voto in condotta modificando l’art. 2 comma 1 del decreto legislativo 62/2017 che ha disciplinato la valutazione della primaria modificando l’intervento fatto nel 2020, quando si disse che la valutazione periodica e finale degli apprendimenti è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione. L’ordinanza che ha fatto seguito ha introdotto i livelli di apprendimento. L’intervento normativo che viene proposto ci dice che la valutazione periodica e finale degli apprendimenti è espressa con giudizi sintetici correlati ai livelli di apprendimento raggiunti. Passiamo da un sistema valutativo che prevede un giudizio descrittivo che deve essere riportato nel documento di valutazione, a un giudizio sintetico. Ma se vogliamo essere chiari, l’ordinanza che ha dato attuazione a questa revisione nel 2020 in realtà ha comunque introdotto un’espressione sintetica (in via di acquisizione, base, intermedio e avanzato). Sostanzialmente si interviene su questo: il giudizio sintetico sarà sempre correlato all’acquisizione dei livelli raggiunti. Un ruolo importante lo giocherà l’ordinanza che andremo ad adottare”. 

“Non si vuole perdere nulla dell’esperienza fatta e soprattutto della necessità di descrivere i livelli di apprendimento – continua la Capo Dipartimento MIM -. Quindi non c’è il voto, c’è il giudizio sintetico associato alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Adotteremo un principio di continuità con una pratica valutativa abbastanza consolidata nelle nostre istituzioni scolastiche.  Il cambiamento c’è, ma non vuole azzerare la ricchezza e l’esperienza valutativa fatta dalle scuole. Si vuole forse usare come espressione sintetica di giudizio una formulazione più semplice e di immediata comprensione per famiglie ed alunni e sostituirla alla modalità attuale che si riferisce a livelli di acquisizione delle competenze che forse non è efficace e di immediata comprensione delle famiglie. Ci vengono attribuite intenzioni che non ci sono, come punire e stigmatizzare, ma non è così”. 

“La valutazione è il cuore della scuola, che è una comunità di apprendimento, non un tribunale – risponde Daniele Novara, tra i promotori del convegno “La scuola non è una gara” che si svolgerà a a Piacenza il prossimo 20 aprile – . La valutazione non è una punizione. Non c’è stata un’analisi di quanto fatto in questi ultimi quattro anni. Sappiamo solo che qualche politico è insoddisfatto. Finalmente e solo per la scuola primaria veniva realizzato un sistema di valutazione che così come era nel famoso documento sulla valutazione formativa del nostro ministero, che implica una necessità di seguire e restituire il processo di crescita. C’è una differenza tra ‘in via di prima acquisizione’, che segnala un processo, rispetto a ‘insufficiente’. Inoltre, noi pedagogisti non possiamo accettare di essere stati esclusi da un confronto”. 

“Va fatta una premessa – dichiara invece il professor Magni -: anche nel mondo pedagogico c’è un pluralismo di opinioni e anche nel 2020 cui furono delle posizioni critiche verso la scelta dei livelli di apprendimento. C’è ora la necessità di avere una comunicazione chiara ed efficace alle famiglie. Una modalità di valutazione che risulti troppo difficile rischia di essere controproducente. La difficoltà di comunicazione genera difficoltà anche in famiglie e studenti. Certo che la valutazione deve essere sempre formativa e mai punitiva. Ma qui non si tratta di questo. Semmai si tratta di miglioramento lessicale. Le parole hanno un peso. L’intervento che si sta discutendo in Parlamento credo sia solo in ottica di aiuto e chiarificazione”.

Dal punto di vista docimologico non c’è la stessa pluralità di opinioni rispetto alla valutazione – afferma invece Corsini -. Siamo tutti d’accordo che una valutazione descrittiva sia migliore e più efficace di una valutazione incentrata sui voti. Facciamo un po’ di chiarezza: abbiamo a che fare con un ritorno ai voti? Sì, anche se a voti non numerici. I giudizi sintetici sono giudizi che vanno a connotare un individuo, mentre i livelli di apprendimento sono invece delle sintesi collegate a una descrizione concreta di processi e attività svolte su obiettivi specifici di apprendimento. Non erano affatto fumosi, o meglio, per dire che sono fumosi a mio avviso bisogna fare un po’ di ricerca e questa ricerca il ministero non l’ha fatta. Non solo questa gestione, ma anche quella precedente. Non è affatto vero che i voti siano più trasparenti dal punto di vista comunicativo. Il voto, numerico o meno, non è affidabile se non collegato a un giudizio descrittivo. Interessante è capire su cosa si sta affermando che questi livelli non siano chiari. Le scuole, i dirigenti, gli insegnanti, le famiglie e gli alunni non sono stati ascoltati in maniera sistematica. Credo che l’ordinanza ministeriale del 2020 possa essere migliorata, ma partendo da dati concreti. Cosa è mancato in questo passaggio? Il monitoraggio della riforma. Tutto è stato condotto sulla pelle di insegnanti, dirigenti, alunni e famiglie”. 

“In nome della chiarezza che tanto si vuole, si aspetta a fare chiarezza – sottolinea Corlazzoli -. Io faccio il maestro, i bambini li vedo. No c’è differenza tra voco e giudizio? Andatelo a dire a un mio alunno! Si capisce che esiste una differenza tra la positività di un ‘in via di prima acquisizione’ e la negatività di un ‘gravemente insufficiente’. Il problema più serio è quello di non correlare il tema del giudizio allo stato dei nostri bambini, a come stanno a scuola. Ho a che fare con decine di bambini che vanno in panico, che sono sotto stress, perché la scuola si basa sempre di più su un modello competitivo”. 

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