Valditara/2. Analisi efficace, risultati da verificare

Per “riunire l’Italia partendo dalla scuola”, i cui squilibri territoriali sono dettagliatamente documentati con dati Istat, Mim e Invalsi, Valditara elenca alcune delle misure già prese, e altre ne annuncia.

Tra le prime l’Agenda Sud in dieci punti (agosto 2023), finalizzata prioritariamente a contrastare la dispersione e a ridurre i divari negli apprendimenti nel Sud (allo studio un’analoga Agenda per le periferie delle città del Nord e di Roma); il progetto “Educare alle relazioni” per combattere la violenza e ristabilire il rispetto interpersonale attraverso il dialogo; le misure, preventive, di recupero di chi sbaglia ma anche punitive, per ricostruire l’autorevolezza dell’insegnante(l’auctoritas di Augusto è il riferimento di Valditara, studioso del diritto romano…); sulla fondamentale (anche per lui) questione dei bassi stipendi dei docenti, causa non ultima (ma appunto neanche l’unica) della caduta del loro prestigio sociale, il ministro prospetta diverse soluzioni facendo riferimento anche ad altri Paesi, ma di fatto non va oltre alcune modeste – per quanto apprezzabili – misure di integrazione del salario di base per tutor, orientatori, potenziatori, volontari per le zone a rischio, superesperti del sostegno. D’altronde la grande occasione di introdurre un vero sviluppo professionale per i docenti (uno degli impegni presi con il resto d’Europa a fronte dei fondi del Pnrr) l’hanno persa il Governo Draghi e il precedente Parlamento.

Di più non può promettere, stretto com’è tra i vincoli del Tesoro e i veti dei sindacati, quasi tutti ostili a ogni ipotesi di carriera e di differenziazione degli stipendi anche quando questa apparirebbe indispensabile – come nel caso dei docenti di materie STEM ­– per riportare a insegnare i laureati in queste discipline o per indurre gli insegnanti, quasi tutti del Sud, che passano in ruolo a Nord, a restare in città dove il costo della vita e degli affitti è molto superiore a quello dei loro luoghi di provenienza. Bisognerà vedere dunque se i limitati arrotondamenti degli stipendi di base consentiti dalle suddette attività complementari saranno sufficienti ad invertire le tendenze in atto. Se ciò non accadrà, tra qualche (pochi) anni la scuola italiana (ma non solo essa, già succede negli USA) si troverà a fare i conti con la carenza di alcuni profili di insegnanti. E chissà, forse sarà costretta a trasferire online una parte delle attività affidandole anche a docenti-tutor creati dall’intelligenza artificiale? Sarebbe bene pensarci per tempo.

Quanto alle riforme, Valditara confida molto nel successo della filiera tecnico-professionale (4 anni più due negli ITS), che considera la via maestra per rilanciare la sinergia tra scuola e mondo produttivo, aumentare la competitività di questo canale formativo rispetto a quello liceale, prevenire la demotivazione e l’abbandono precoce degli studi attraverso una didattica più personalizzata, laboratoriale e inclusiva, rispettosa degli interessi e delle attitudini degli studenti. Caratteristiche per la verità che dovrebbero attraversare tutto il sistema di istruzione, a partire dal primo ciclo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA