Università/3. Le ipotesi in campo

Alla fine il presidente del Consiglio Monti (anzi, in questa circostanza, il Preside, come lo chiama Giuliano Ferrara), ha deciso che non c’erano le condizioni per procedere, essendo lo stesso Consiglio dei ministri diviso sulle soluzioni tecniche da dare al problema, quasi come un Consiglio di facoltà. Se ne parlerà a consultazione pubblica conclusa.

Le ipotesi affacciatesi nel confronto svoltosi tra i membri del Consiglio potrebbero essere quelle da sottoporre alla consultazione, in particolare le due contenute nelle bozze del decreto legge sulla semplificazione, entrambe predisposte dallo staff del ministro Profumo, che secondo quanto riferito dalle agenzie sarebbero le seguenti:

a) Ipotesi limitata: consentire l’accesso ai concorsi pubblici ai soggetti in possesso del diploma di laurea nonché di ulteriori specifiche esperienze professionali e di titoli come master, specializzazioni, corsi post-laurea, dottorati; l’aver superato certi esami con un determinato numero di crediti formativi anche al di là di quanto richiesto dai percorsi ordinari.

b) Ipotesi avanzata: equiparare la laurea triennale e magistrale, azzerare il peso del voto di laurea e tener conto invece del giudizio dato per ogni singolo corso dall’Anvur, l’agenzia di valutazione dell’università.

Sulla seconda ipotesi, che mantiene il valore legale ma lo svuota di contenuto, sono insorte forti opposizioni non solo in Consiglio dei ministri ma anche da parte di molti rettori, ai quali evidentemente la prospettiva di un mercato fortemente concorrenziale non piace.

Ci sarebbe per la verità anche una terza ipotesi, quella della abolizione totale del valore legale, sostenuta da tempo dai radicali che ora la rilanciano, malgrado i dubbi sulla sua costituzionalità. Perché non sottoporre anche questa ipotesi a consultazione?