Università, la Gelmini confida in un iter celere per la riforma

Nonostante gli emendamenti presentati siano ben 438, dei quali 80 vengono dalle file della maggioranza, il ministro Mariastella Gelmini vuole che la sua riforma dell’Università ottenga il sì del Senato prima della pausa estiva, per poi passare a settembre all’esame della Camera.

Abbiamo presentato in aula un provvedimento forte e mi auguro che esca nello stesso modo, anzi magari rafforzato“, dice il ministro nel giorno in cui il disegno di legge approda all’esame dell’aula di Palazzo Madama.

L’opposizione definisce il ddl come “una riforma fallita“, per voce del senatore democratico Mauro Ceruti, secondo cui il disegno di legge rappresenta “un enorme taglio” che colpirà studenti e professori.

Ma anche nella maggioranza i tagli all’università non piacciono. Nell’illustrare i contenuti della riforma, il relatore Giuseppe Valditara (Pdl) ha chiesto che nella prossima Finanziaria vengano ripristinati gli scatti degli stipendi per professori e ricercatori. Perché, dice “senza investimenti adeguati la riforma non produrrà gli effetti sperati“.

La riforma Gelmini,una volta approvata, determinerà un cambiamento radicale nelle università italiane, dove attualmente lavorano circa 60 mila tra professori (40 mila) e ricercatori (poco più di 20 mila).

Con la riforma i professori ordinari a tempo pieno, sono tenuti a svolgere attività lavorativa per almeno 1.500 ore nell’anno solare, di cui 350 ore di didattica; se invece hanno un rapporto di tempo determinato, l’arco orario è di 750 ore di cui 250 di didattica e le altre di ricerca.

Per tutti ci sarà una valutazione ogni tre anni. Se il giudizio sarà negativo, saranno bloccati gli scatti triennali di aumento degli stipendi.