Una riforma senza dirigenti

Mentre la prima fase del concorso per dirigenti scolastici, riservato ai presidi incaricati, si avvia alla conclusione, ritorna prepotentemente il problema del concorso ordinario mancato.
Tutte le organizzazioni sindacali ne fanno oggetto continuo di richieste e di sollecitazioni (la Cgil-scuola ha ottenuto dal giudice di vedere le “carte” per appurare eventuali omissioni del MIUR e si è dichiarata insoddisfatta), ma il concorso resta una chimera.
Eppure proprio due anni fa lo stesso ministro Moratti, nel suo programma di lavoro presentato in Parlamento, mise tra i primi impegni del suo mandato quello di emanare immediatamente il bando del concorso per dirigenti scolastici.
Dal ministero dell’Economia è venuto da tempo uno stop a quel concorso ordinario dato più volte per imminente per almeno 3 mila posti da coprire, e si ha quasi l’impressione che il ministro Moratti si sia rassegnata ad attendere decisioni altrui.
L’istituto dell’incarico di presidenza riprende fiato e si può prevedere che nel 2004-2005 assumerà nuovamente consistenza maggiore, perché a quella data vi saranno centinaia e centinaia di altri posti vacanti per pensionamento (tra il 2004 e il 2005 i posti privi di dirigente potrebbero essere 3 mila).
Come è pensabile che l’attuazione della riforma avvenga in tale precarietà? Il dirigente, in tutta la fase di cambiamento, ha un ruolo strategico, insostituibile, decisivo per la riuscita dell’innovazione.
Il concorso ordinario per il reclutamento dei nuovi dirigenti scolastici dovrebbe essere la priorità numero uno della riforma. Ma, evidentemente, dal dire al fare…