Tutte le novità della riforma dell’università

Rettori: limite di 8 anni per i rettori (finora ciascun ateneo decideva il numero dei mandati), con valenza retroattiva. Possibile “sfiducia” per i rettori da parte del Senato accademico, ma con maggioranza di almeno tre quarti dei suoi componenti. Netta distinzione di compiti tra Senato e Consiglio di Amministrazione: al primo competono le proposte di carattere scientifico, al secondo (organo non elettivo, da 11 a un massimo di 25 componenti, di cui 3 esterni) la gestione economica dell’ateneo comprese le spese per il personale.

Facoltà: potranno essere al massimo 12 per ateneo e i settori scientifico-disciplinari, ora 370, saranno dimezzati. Ci sarà la possibilità di federare università vicine (di norma in ambito regionale) per abbattere i costi.

Abilitazione nazionale: per diventare ordinari e associati ci sarà un’abilitazione nazionale, e delle commissioni faranno parte per la prima volta anche membri stranieri. I posti saranno poi attribuiti in seguito a procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione e almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Gli studenti valuteranno i professori e questa valutazione sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero.

Età pensionabile: 70 anni per gli ordinari, 68 per gli associati (con l’impegno, da parte del mimistro, ad ulteriori riduzioni). 

Tenure track per i ricercatori: sono previsti contratti a tempo determinato (da 4 a non più di 5 anni) seguiti da contratti triennali al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo in base alla cosiddetta tenure-track (si tratta in pratica di una valutazione delle sue attività) sarà confermato a tempo indeterminato come associato. Altrimenti concluderà il rapporto con l’ateneo maturando però titoli utili per i concorsi pubblici.

Stipendio: passa da 1.300 a 2.000 euro. Il ministro Gelmini ha anche annunciato uno sblocco parziale degli scatti stipendiali che erano stati bloccati per i ricercatori universitari.

Governance: le università “virtuose” (quelle cioè che mostrano stabilità amministrativa e sostenibilità dei bilanci) potranno sperimentare propri modelli di governance, più flessibili, previa intesa col Ministero.

Fondo per il merito: sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di studio su base meritocratica e di gestire, a tassi molto contenuti, i prestiti d’onore. Continueranno però anche le borse di studio legate al reddito. Sarà riformata la legge sul diritto allo studio, d’intesa con le Regioni (la legge contiene una delega ad hoc), con l’obiettivo di attribuire il sostegno direttamente agli studenti.