Trieste, studenti in bermuda respinti all’ingresso chiamano la polizia

Lo scorso anno in un istituto di Vicenza, e probabilmente non solo. Quest’anno a Trieste, e non sarà l’ultimo caso. Una trentina di studenti, con l’avvicinarsi dell’estate e, di conseguenza con il salire delle temperature, hanno pensato bene di presentarsi a scuola indossando dei pinocchietti, i calzoni a ‘mezza gamba’. All’arrivo a scuola, l’istituto tecnico Nautico di piazza Hortis, la brutta sorpresa: il collaboratore scolastico, su indicazione del capo d’istituto, non li ha fatti entrare proprio a causa del loro abbigliamento.

È quanto racconta il giornale Il Piccolo di Trieste, riferendo l’episodio di ieri. L’intervento è stato preceduto da una circolare fatta passare di classe in classe il 16 maggio scorso: “Con l’approssimarsi della bella stagione – si leggeva nella nota – si invitano allieve ed allievi dell’istituto ad indossare un abbigliamento adeguato durante le lezioni. Non saranno accolti studenti con abbigliamento da spiaggia (spalle scoperte, pantaloni corti o a mezza gamba)“.

Nessuno di noi portava infradito o pantaloncini corti – dichiarano al Piccolo i ragazzi- il provvedimento ci è sembrato esagerato e abbiamo deciso di chiamare la Polizia. Abbiamo informato la Digos e segnalato il fatto anche al Provveditorato agli studi“. Gli agenti di Polizia, una volta parlato con la dirigenza dell’istituto, hanno poi riferito ai ragazzi l’esito di un compromesso raggiunto: “Sono andati a parlare con il vicepreside e poi ci hanno riferito che per entrare avemmo dovuto lasciare le nostre generalità al bidello – riferiscono ancora i ragazzi secondo il Piccolo – rassicurandoci del fatto che non avremmo subito ripercussioni. Perché allora dovevamo lasciare il nostro nome e cognome?“. Infatti non tutti hanno accettato: gli unici sono stati otto studenti che dovevano affrontare la prova pre-esame per la qualifica della terza classe iniziata, con parecchio ritardo visto l’inconveniente.

La riforma della scuola prevede che il voto in condotta faccia media con le altre materie – precisano gli studenti – e temiamo che chi ha lasciato il nome all’entrata pur di entrare venga penalizzato. Per molti di noi mancano 20 giorni all’esame di maturità“.

E non è tutto: nel corso della mattinata una decina di alunni ai quali era stato vietato l’accesso si sono intrattenuti con un insegnante con libri e quaderni aperti in piazza Hortis. “Non rilascio dichiarazioni – ha riferito il professore – stiamo chiacchierando e io non sto facendo lezione…“.