Tregua armata per la scuola media

Questi ultimi mesi di dibattito sulla riforma hanno sfiorato marginalmente la scuola secondaria di I grado (ex-scuola media), come se i problemi fossero prevalentemente nella scuola primaria (ex-elementare) o, tutt’al più, di alcuni settori minoritari specifici (tempo pieno e tempo prolungato).

Ma i più avvertiti hanno colto tutta la dimensione del cambiamento, come, ad esempio, gli orari di funzionamento, le nuove discipline di insegnamento che entrano e le vecchie che se ne vanno.
Hanno fatto sentire la loro voce preoccupata al “palazzo”, soprattutto nel timore di un impatto in buona parte non previsto che coglierebbe impreparate e inadeguate le scuole.

L’orario obbligatorio delle lezioni nella secondaria di I grado passa da 30 a 27 ore settimanali, ma deve accogliere una nuova disciplina (la seconda lingua comunitaria). Solo il 25% delle 27 mila classi prime dispone già dell’insegnamento di una seconda lingua comunitaria: chi garantirà l’insegnamento al restante 75%?

I quadri orari inseriti nelle Indicazioni per la scuola secondaria di I grado, diventati vincolanti con l’approvazione del decreto (almeno in via transitoria) modificano sensibilmente gli orari attuali delle discipline. Degli insegnanti di educazione tecnica non viene più previsto l’impiego. Insomma, un bel cambiamento.

Il Miur ha recepito il problema e ha suggerito alle Commissioni parlamentari una norma transitoria, pienamente condivisa e recepita (art. 14, commi 3, 4, 5 e 6), che per l’anno prossimo conferma gli attuali assetti di organico, impegna le istituzioni scolastiche a riorganizzare orari e interventi per le nuove discipline secondo le possibilità organizzative interne (che è come dire: usate le risorse professionali e le competenze di cui disponete per dare la risposta che puoi ai nuovi obiettivi specifici di apprendimento) e prevede entro un anno la ridefinizione delle classi di abilitazione all’insegnamento.

Una soluzione apprezzabile, ma sarà interessante vedere come l’attuale quadro orario annuale riferibile ad accorpamenti disciplinari che prefigurano una revisione delle classi di abilitazioni non ancora intervenuta potrà essere realizzato dalle scuole e quali misure riusciranno ad adottate per perseguire un equilibrio operativo rispettoso dello stato giuridico dei docenti e, soprattutto, delle aspettative delle famiglie per i livelli qualitativi di erogazione dei servizi.

Ad ogni modo la gradualità di intervento aiuterà a rendere meno forte il passaggio ai nuovi ordinamenti. Ma potrebbe essere solamente un rinvio delle reazioni che potranno venire da un settore scolastico da anni non toccato da significativi cambiamenti strutturali, e in cui si avvertono già segnali di una diffusa preoccupazione da parte dei docenti.