Tra obbligo scolastico e obbligo formativo

In questi anni, si è spesso presentata la riforma Moratti come un ritorno al passato.
In verità, è senza dubbio un ritorno al passato, e precisamente al 1999, legge 144, la proposta contenuta nel programma elettorale dell’Unione di reintrodurre nel nostro ordinamento la distinzione tra obbligo scolastico e obbligo formativo. La legislazione varata in questi anni, aveva tentato di assorbire i due istituti nell’unica dizione di diritto-dovere a 12 anni di istruzione e di formazione per tutti.
Il presupposto di questa assimilazione era che si superasse, finalmente, l’idea che la scuola (liceale) fosse una cosa di serie A e che gli istituti dell’istruzione e formazione professionale fossero una realtà educativa e culturale di serie B. Se la pari dignità educativa e culturale tra sistema dell’istruzione e sistema dell’istruzione e formazione professionale si fosse davvero realizzata, infatti, perché immaginare che l’obbligo formativo fosse solo residuale, il destino di chi non riusciva a proseguire con successo gli studi?
Il concetto di diritto-dovere faceva i conti con queste scelte strategiche che avrebbero dovuto essere sottratte al gioco delle maggioranze di legislatura per diventare espressione di una comune volontà di riqualificazione dell’offerta formativa che stesse a cuore a tutto il paese. Ora, invece, sembrano tornare in campo le prospettive del passato: dopo i 16 anni, due percorsi, l’uno di serie A, quello scolastico e l’altro di serie B, quello formativo.