TPS si difende rilanciando la concertazione

Visto l’assedio concentrico di amici e avversari, il ministro Tommaso Padoa Schioppa (ormai TPS per gli addetti ai lavori) ha pensato di investire del problema della compatibilità delle varie richieste i rappresentanti delle parti sociali, incontrati il 14 settembre in vista della prossima Finanziaria. Per restare dentro i dati macroeconomici che sono alla base degli scenari disegnati dal governo, ha detto il ministro, occorre un nuovo Patto sociale, che sostituisca quello del 1993 ma che sia altrettanto vincolante per gli attori sociali. Altrimenti non si avrà né risanamento né sviluppo.
E nel discorso di TPS non è mancato un cenno all’eccessivo aumento della spesa per il pubblico impiego, dovuta anche alla crescita delle retribuzioni. Comprese quelle degli insegnanti, che ne costituiscono la categoria più numerosa.
Delle due l’una (meglio ancora tutte e due), ragiona il ministro: o si limitano gli aumenti retributivi o si riduce il numero dei dipendenti da retribuire. TPS non è entrato in dettagli, ma per il settore dell’istruzione ciò significherebbe abbandonare l’obiettivo del “salario europeo” o procedere ad una sostanziosa riduzione del numero degli addetti. O un mix delle due cose, cioè un percorso di avvicinamento all’Europa su entrambi i piani: quello dei salari, dove gli insegnanti italiani (soprattutto quelli della secondaria superiore) stanno nella parte bassa della graduatoria, e quello del numero di addetti (c’è anche il personale ATA) in rapporto agli allievi, dove invece l’Italia è di gran lunga in testa alla classifica.
TPS non esprime preferenze, anche se nel DPEF aveva significativamente fatto inserire una tabella comparativa del rapporto docenti-allievi in Europa. La sua speranza è che i sindacati scuola e gli altri soggetti che dovrebbero contribuire al “concerto”, a partire dagli enti locali, si facciano carico del problema. Altrimenti che “concerto” sarebbe?