Test Medicina: così non va

Dopo l’annuncio dato dal ministro Giannini di voler modificare le regole per la frequenza della facoltà di medicina, confermando però i test anche per il 2015, si registrano numerosi interventi sul tema, e anche prese di posizione pro e contro i test di ammissione.

Per il mantenimento si schiera Francesca Puglisi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama e responsabile scuola Pd: “Liberalizzare l’ingresso, rendendo impraticabili le facoltà di medicina stesse, non equivale a garantire il diritto allo studio ai ragazzi e alle ragazze, significa piuttosto lasciare migliaia di giovani che avranno speso anni, soldi e fatica per diventare medici, senza le necessarie borse di studio per accedere alle scuole di specializzazione che hanno numeri di accesso programmati e concordati con l’Unione Europea”.

Occorre invece “lavorare sull’orientamento degli studenti, negli ultimi due anni di scuola secondaria di secondo grado, con test di autovalutazione di competenza, attitudine e motivazione e stage/attività di volontariato in campo socio sanitario. Servono corsi che precedono l’avvio dell’anno accademico organizzati da atenei e ordini professionali” e in ogni caso – conclude Puglisi – “una prova selettiva nazionale non lascia margini di discrezionalità. L’imparzialità e la trasparenza sono molto gradite alla grande maggioranza degli studenti e all’opinione pubblica”.

Di diverso parere è Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola e Università di Forza Italia: “Forza Italia – dichiara in una nota – aveva presentato, tra gli emendamenti alla legge di Stabilità, una proposta semplice e concreta per introdurre nuove modalità di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso, valorizzando il merito e sottraendo il più possibile la prova dalla componente del ‘caso’. La nostra proposta era semplice: valutazione del percorso scolastico degli ultimi tre anni per l’80% e dell’esame di stato per il 20%, con l’aumento del 10% del numero dei posti disponibili per il primo anno, salvo la necessità di raggiunge degli standard di merito per poter proseguire il percorso di studi. Mantenimento e revisione del test di accesso. Anche stavolta, però, il governo ha preferito rifiutare un confronto nel merito“.

A sua volta il senatore del Pd Giorgio Pagliari, primo firmatario di un’interrogazione sottoscritta anche da altri venti senatori, sostiene che “contrariamente a quanto affermato nel comunicato del ministero” la decisione di non far ripetere i test d’ammissione dopo l’individuazione di errori nella procedura, annullando solo le domande errate, “non ha salvato la bontà del test, alterando la graduatoria in maniera sostanziale. A tutto questo si aggiungono le ulteriori segnalazioni che dimostrano l’organizzazione superficiale, lacunosa e poco trasparente di un concorso che non si è svolto con modalità omogenee su tutto il territorio nazionale”. Perciò – conclude il senatore del Pd – “chiediamo al ministro quali iniziative intenda assumere per correggere le distorsioni”.

Una richiesta analoga è stata avanzata anche dal Movimento 5 Stelle, che lamenta “il blocco quasi totale dello scorrimento della graduatoria unica nazionale, con relativi disagi a tutti gli studenti che erano risultati idonei e che restano ancora in attesa di una celere assegnazione“.