Tempo pieno sì, tempo prolungato no

Nel piano della “Buona Scuola” è previsto l’impiego dei nuovi docenti che verranno immessi in ruolo anche per potenziare tempo pieno e tempo prolungato.

L’affermazione, incentrata meramente sull’aspetto quantitativo, sembra non tener conto della reale situazione dei due modelli organizzativi di tempo scuola: il tempo pieno nella scuola elementare è da sempre in continua espansione, mentre il tempo prolungato nella scuola media è da anni in caduta libera.

Mentre nella scuola primaria la domanda delle famiglie non sempre trova accoglienza, nella scuola secondaria di I grado non c’è lista di attesa, tanto che spesso nelle scuole che offrono la possibilità di scelta tra tempo normale a 30 ore tutte al mattino e tempo prolungato a 36-40 ore con rientri pomeridiani l’opzione delle famiglie è prevalentemente per la prima offerta.

Abbiamo messo a confronto i dati raccolti ed elaborati da Tuttoscuola relativi al 2006/07 con quelli dell’anno scorso 2013/14, trovando un’oggettiva conferma di quanto detto.

Sette anni fa gli alunni iscritti al tempo pieno nella scuola elementare erano il 25,5% del totale, cioè uno ogni quattro iscritti; ora sono il 33% del totale, cioè uno ogni tre.

Nella scuola media nel 2006/07 gli iscritti al tempo prolungato erano pari al 27,2% del totale; sette anni dopo si sono quasi dimezzati, scendendo al 14,8%.

Perseverare nel mantenere o addirittura potenziare il tempo prolungato nella scuola media, almeno come è configurato e organizzato oggi, contrasta chiaramente con la richiesta delle famiglie; all’opposto nella scuola primaria il tempo pieno va sostenuto e riqualificato, anche puntando a superare la frammentazione (forzata) introdotta dalla riforma Gelmini.