Tempo pieno dell’elementare e tempo prolungato della media: la differenza c’è e si vede

Il Rapporto sulla qualità dell’istruzione che Tuttoscuola presenta domani a Roma, dedica anche uno spazio al tempo scuola, mettendo a confronto la sua organizzazione nella scuola primaria (ex-elementare) e nella scuola secondaria di I grado (ex-scuola media). Con notevoli sorprese.
Il rapporto non prende in considerazione il numero degli alunni, ma il numero delle classi funzionanti a tempo lungo, dando rilievo all’elemento qualitativo dell’offerta di servizi.
Apparentemente gli indicatori nazionali dell’uno e dell’altro settore sono piuttosto vicini: quasi il 24% delle classi nella primaria è organizzato a tempo pieno, poco del 28% delle secondaria a tempo prolungato.
Ma quanta differenza tra l’uno e l’altro tipo di tempo lungo sul territorio. Ad esempio (e non si tratta di un caso isolato o eccezionale), la prima provincia italiana con la percentuale più alta di classi organizzate a tempo pieno sfiora il 90%, mentre si attesta a valori più che dimezzati (42%) nella secondaria di I grado.
Per contro la provincia italiana con la più alta percentuale di classi a tempo prolungato nella scuola media (81%), precipita al 5,6% nella percentuale di classi a tempo pieno nella elementare.
Non vi è infatti alcun elemento di continuità o di affinità tra l’uno e l’altro tipo di organizzazione: l’uno (quello del tempo pieno della primaria) è essenzialmente sostenuto dalla domanda delle famiglie, mentre l’altro (il tempo prolungato nella secondaria di I grado) è fondato sulla offerta della scuola.
La riforma del tempo scuola di cui si parla molto in queste settimane nelle aule parlamentari potrebbe esaminare modelli organizzativi omogenei, puntando a qualificare diversamente il rapporto domanda/offerta.