Sullo sciopero della scuola è muro contro muro tra Gelmini e i sindacati

FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams hanno pubblicato ieri un documento unitario nel quale denunciano la “manovra indiscriminata” del Governo, che prevede “‘tagli’ al Comparto per quasi 8 miliardi di euro che destrutturano il nostro sistema pubblico di istruzione e mettono a rischio il diritto allo studio e la qualità dell’offerta formativa“.

Le rimostranze delle organizzazioni si estendono alla “totale assenza di un reale confronto con le forze sociali e con il mondo della scuola destinatario dei provvedimenti“.

Le rivendicazioni dei cinque sindacati sono riassunte nel documento, nei seguenti punti: “revisione del decreto-legge 137/2008, con abrogazione dell’articolo 4 che ripristina il maestro unico e introduce l’orario di 24 ore settimanali nella scuola primaria“; “apertura di un tavolo negoziale con il Governo in merito al Piano Programmatico e ai regolamenti attuativi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 112/2008, per un reale confronto finalizzato ad una vera riqualificazione della spesa, in grado di coniugare la lotta agli sprechi e alle diseconomie con la garanzia del “giustotempo scuola per tutti gli ordini e gradi, del diritto allo studio, della qualità dell’istruzione e della salvaguardia della professionalità degli operatori della scuola“; “rinnovo del contratto collettivo nazionale del Comparto e interventi fiscali a favore del lavoro; mantenimento delle prerogative contrattuali e garanzie contro le incursioni legislative nella disciplina del rapporto di lavoro“; “garanzia di organici di istituto funzionali, stabili e pluriennali per il personale docente ed ATA al fine di dare certezze al personale e continuità didattica ed organizzativa alle scuole“; “tutele per il personale precario, anche intervenendo sul “turn overe sul pensionamento“.

E mentre Maria Pia Garavaglia, ministro ombra dell´Istruzione del Pd, stamattina per radio rilascia una dichiarazione che farà discutere, rivelando che il Pd era “disponibile a valutare” una razionalizzazione “fino a sei miliardi“ (vuoto per pieno, i 3/4 dei tagli previsti dal Governo), il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini dichiara di non capire lo sciopero indetto dai sindacati per il 30 ottobre: “Laddove servirebbe uno sforzo comune per migliorare la qualità della scuola non credo che scendere in piazza possa portare un vantaggio alle famiglie o agli insegnanti“.

Con queste premesse, più che un ottobre “di responsabilità, si prospetta un ottobre molto, molto caldo.