Sull’eredità di Don Milani, dubbi a sinistra

Il “Riformista” ha pubblicato sabato scorso un articolo controcorrente di due insegnanti del liceo Tasso di Roma, presumibilmente orientati a sinistra, che protestano per il coro acritico di “Evviva don Milani!” che ha accompagnato la celebrazione del quarantesimo anniversario della morte del priore di Barbiana, dal ministro Fioroni a Walter Veltroni, che già da segretario dei DS scelse il motto milaniano “I care” come slogan per un congresso di quel partito (Torino 2000).
I due docenti, dando prova di indubbio anticonformismo, ricordano che don Milani condannava il carattere strutturalmente e irreversibilmente classista della scuola statale, e teorizzava la nascita di una sorta di contro-scuola non statale, indicando come modello di insegnante “una sorta di missionario, di custode d’anime“. E aggiungono che la “professoressa” destinataria della sua celebre “lettera” era in realtà una “docente seria e rigorosa sul piano professionale“, una “donna separata, in anni in cui la separazione era quasi un atto eroico, una donna comunista“.
Don Milani, naturalmente (lo riconoscono anche gli autori dell’articolo), non può essere considerato responsabile dell’uso che si è fatto delle sue idee dopo la sua morte, ma queste idee, sostengono i docenti del Tasso, “sono state usate come un’arma micidiale per avviare trasformazioni a costo zero, per indebolire la scuola pubblica“, umiliarne gli insegnanti e dare spazio a “presunti esperti di istruzione, rigorosamente a digiuno della pratica scolastica“.
C’è sempre stata, a sinistra e con altre motivazioni anche a destra, una corrente di pensiero che ha condannato la deriva “facilista” della scuola italiana, individuando in essa la causa della perdita di qualità degli studi e il venir meno del ruolo della scuola come canale di mobilità sociale. Ma tra i fattori della crisi della scuola italiana si deve certamente aggiungere anche la mancanza di attenzione per l’alunno-persona, l’eccessivo formalismo dei programmi e della didattica, il conservatorismo di molti docenti: problemi sui quali don Milani ha attirato l’attenzione, e che non sono stati ancora risolti quarant’anni dopo che egli li aveva proposti.