Sulle prove Invalsi il grazie della Disal e le critiche del MPA

Il rapporto Invalsi sulle prove nazionali dell’esame di licenza è stato al centro dell’attenzione di questi giorni con considerazioni complessivamente positive, anche se non sono mancati elementi polemici per i correttivi apportati a talune prove sospette.

La Disal (l’associazione dei dirigenti delle scuole autonome e libere) è uscita con un comunicato in cui, innanzitutto esprime ringraziamento all’Invalsi che “con efficienza rara negli apparati ministeriali ci offre con tempestività un primo esempio nazionale di analisi e utilizzo della valutazione degli apprendimenti al termine di un ciclo di studi“.

Ora – prosegue la Disal – la palla torna alle riflessione nelle scuole:  sui livelli raggiunti dai loro studenti; sulla comparazione con altre scuole; su come migliorare il loro lavoro (se lo desiderano). Anche se occorre ricordare che la scuola è il “luogo del tempo”: i veri risultati si vedono solo nel lungo tempo (ciclo di studi successivo, inserimento lavorativo).”

La Disal (www.disal.it), tra l’altro, sulla scorta del rapporto Invalsi, sottolinea alcuni primi elementi, come, ad esempio, la carenza di cultura della valutazione in molte scuole, vera causa delle cosiddette “copiature” che INVALSI ha verificato; il divario nazionale nord-sud, anche se meno drammatico degli esiti delle prove PISA; l’effetto secondario prodotto dalle prove nazionali nello spingere i docenti ad affrontare o riprendere conoscenze importanti ed a saper guardare anche alle capacità o competenze da sviluppare negli alunni; la necessità di ripensare nelle scuole la valutazione, gli obiettivi di insegnamento, il rapporto tra semplice possesso di conoscenze e le capacità messe in movimento nella mente dal loro utilizzo reale.

Di tenore ben diverso è stato, invece, l’intervento del prof. Francesco Greco, responsabile del settore scuola dell’MPA (Movimento per le Autonomie).   

Greco, dopo aver ricordato che l’analisi dei risultati non ha riguardato tutta la popolazione scolastica di questo segmento dell’istruzione, ma un campione definito su base regionale, dichiara che “Proprio per questo, ci appare quantomeno forzato affermare che nelle sole
regioni del Sud si sia evidenziato un comportamento opportunistico, tanto da richiedere una procedura di correzione dei dati. La presenza di anomalie non può portare a stabilire che da parte di docenti e studenti di queste regioni ci siano stati comportamenti scorretti
.”