Studiare al sud non sempre paga

Tra i 3 milioni di ragazzi italiani compresi tra i 15 e i 18 anni, ben 500 mila restano oggi senza diploma. Lo ha ricordato il ministro Moratti in un intervento sul “Corriere della sera”. È certamente un dato che ci tiene lontano dagli obiettivi europei. Ma chi riesce ad arrivare al sospirato traguardo del diploma di scuola secondaria superiore, ne ricava sempre un vantaggio sul mercato del lavoro? Nient’affatto, soprattutto al sud.
Dopo tre anni dal conseguimento del titolo di studio, solo il 47% dei diplomati dell’Italia meridionale ha trovato un’occupazione; al nord la percentuale sale al 66. È questo uno dei risultati che emergono dall’indagine dell’Istat sui diplomati del 1998 tre anni dopo il conseguimento del titolo di studio. Il risultato negativo per loro non è solamente la conseguenza della condizione economica e di sviluppo dell’area in cui si trovano a vivere. Vediamo perché. Nello studio “Diplomati e mercato del lavoro” (www.istat.it) risulta che, nel meridione, dei diplomati che già lavorano, il 27,6% deve accontentarsi di un lavoro occasionale o stagionale.
I fortunati che hanno un lavoro continuativo cercano tranquillità e regolarità nel contratto, ma, mentre al nord c’è solo un 3,5% senza contratto, al sud invece sono il 16,3%, cioè circa uno ogni sei con lavoro continuativo. Ma c’è di più: il lavoro part time al sud riguarda il 25% dei diplomati con lavoro continuativo (al nord il 14,9%).
Se si guarda infine alla busta paga di chi lavora a tempo pieno, l’indagine evidenzia che al sud un diplomato su quattro (25,2%) prende meno di 600 euro al mese (al nord con quella paga c’è solamente il 5,2%).
Infine, ultima amarezza per i diplomati meridionali, per avere quel lavoro, a volte non continuativo, a part time, mal pagato o senza contratto, non è nemmeno necessario il diploma: lo dichiara il 51,5% degli interessati.