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Studenti diventano giornalisti in alternanza. Diversità: ricchezza o ostacolo? L’articolo dei ragazzi

Pubblichiamo di seguito un nuovo articolo redatto dagli studenti e dalle studentesse delle classi II A e  II B del Liceo Classico ‘L. da Vinci’ di Molfetta che hanno preso parte all’esperienza PCTO “Giornalisti in Alternanza” con gli esperti di Tuttoscuola.

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Di seguito l’articolo di Anna Serena De Musso dal titolo “Diversità: ricchezza o ostacolo? le risposte dei più giovani”.

Per il 92% dei 368 intervistati la diversità è un bene da tutelare. Lo attesta una ricerca condotta dagli studenti di IIA e IIB del Liceo Classico L. Da Vinci di Molfetta sul tema della diversità. I ragazzi si sono messi in gioco somministrando un questionario sulle differenze di genere, di religione, fisiche e comportamentali a quante più persone possibili. A rispondere al sondaggio sono stati perlopiù giovani meridionali (il 69% dichiara di provenire dal Sud Italia, minima la percentuale di chi dichiara di non essere italiano) di età compresa tra i 17 e i 18 anni, che, rispondendo ai diversi quesiti, hanno manifestato il bisogno di approfondire maggiormente il tema dell’ essere diversi nelle scuole: l’ 87% degli intervistati crede, infatti, che bisognerebbe parlare di più di diversità negli istituti scolastici.

La diversità per i giovani
Per la maggior parte degli intervistati la diversità non genera alcun problema, tanto che alla domanda “se un compagno confidasse di essere gay come reagiresti?”, la risposta più votata è stata “non cambierebbe nulla”, mentre la meno votata è “mi sentirei a disagio”. Vale lo stesso per la disabilità: il 65% trascorrerebbe il sabato sera col gruppo di amici e con un compagno disabile, mentre il 17% ha scelto l’opzione “dovrei prima chiedere ai miei amici”. I dati numerici fotografano una situazione davvero particolare: i giovani sembrano essere molto più tolleranti e socievoli rispetto ai loro genitori. Mentre gli adulti discutono ancora sul da farsi riguardo al DDL ZAN, o disegno di legge su “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” promosso dal deputato Alessandro Zan, i giovani hanno dedotto dalle più disparate situazioni di violenza gratuita, omofoba o sessista, che la diversità deve essere presa come uno stimolo e non come un ostacolo.

Il ddl Zan
Il disegno di legge richiede che vengano istituiti alcuni nuovi reati, perseguibili penalmente, che venga istituita una giornata nazionale contro le discriminazioni (il 17 maggio) e lo stanziamento di quattro milioni di euro all’anno per iniziative che sensibilizzino al rispetto e alla tolleranza. Le pene stabilite per chi non rispetterà tale legge sono severe, fino ad arrivare anche alla reclusione fino ai 4 anni di reclusione per chi partecipa o favorisce le organizzazioni che hanno fini di incitamento alla discriminazione e all’odio. Il DDL Zan non solo continua ad essere argomento di dibattito tra i giovani, che si chiedono se sul serio princìpi come il rispetto del diverso e la tolleranza, ancora nel 2021 non siano alla base del vivere civile, ma il tema è caldo anche sulla scena politica: partiti della Destra cattolica continuano a dirsi contrari a tale disegno di legge, in quanto andrebbe ad incrementare la pratica del volgarmente definito “utero in affitto”, sostenendo che le categorie discriminate a cui è rivolta la legge Zan sarebbero già tutelate dalla legge Mancini che condanna discorsi d’odio riguardo alla nazionalità, all’etnia o al credo cattolico. 

I giovani e la politica
Non è un caso però che tali partiti politici siano i meno votati dai giovani. Come documentato dal sito “YouTrend” nel 2018 e nel 2019, i giovani hanno votato in maggioranza il M5S e il Partito Democratico (28,5%, età compresa tra i 18 e i 34 anni) mentre i genitori, verosimilmente di età superiore ai 55 anni, votano in massa Lega (35,5%). E’ evidente, perciò, che sia presente un grande divario di idee tra i giovani e il panorama politico attuale: mentre i figli sono portati a votare partiti che promuovono la tolleranza, nel caso specifico, tutti quei partiti che promuovono il DDL Zan, i genitori votano i partiti di Destra, come dimostrato dai sondaggi di “YouTrend”. Si spiega così anche la grande quantità di giovani che si astengono dal voto, giovani che non trovano rappresentanza in questo variegato quanto disorientante quadro politico.

Il bullismo e la scuola
Altro grave problema sociale su cui sono stati interrogati gli intervistati è quello del bullismo, fenomeno ancora fin troppo presente nella nostra società. Emerge, infatti, dalla ricerca statistica svolta dagli studenti che il 36% degli intervistati è stato vittima di bullismo in passato, mentre il 7% dichiara di essere stato spesso vittima di bullismo. Il 67% dichiara che gli episodi di bullismo nella propria scuola si verificavano in quanto le vittime venivano prese di mira a causa delle loro caratteristiche comportamentali. Fanno tremare questi dati che testimoniano i pochi risultati dell’opera di sensibilizzazione e di informazione svolta dai diversi istituti scolastici sul tema del bullismo, senza parlare, poi, del triste fenomeno del cyberbullismo. Sorge spontanea una domanda: com’è possibile che i giovani siano i più tolleranti ma anche la fetta di società in cui è più diffuso il triste fenomeno del bullo che offende e deride un compagno di scuola? La risposta non è semplice da trovare, tanto che arginare questo fenomeno sembra ancora un obiettivo lontano. Forse l’unico rimedio potrebbe essere quello di parlare non più di bullismo, ma di “vivere sano e insieme”, di vivere rispettandosi, soprattutto nelle scuole. Forse bisognerebbe cambiare anche le modalità da utilizzare: la didattica frontale probabilmente inizia a non essere più all’avanguardia per questi ragazzi che ormai sono abituati ad un mondo che corre veloce e che non può più fermarsi solo alle nozioni. Forse, abbattere le barriere tra docenti e alunni e rendere la didattica diversa, innovativa e soprattutto inclusiva aiuterebbe. La storia ci insegna a vedere i problemi sociali come stimoli per il cambiamento totale: forse è giunta l’ora di un audace stravolgimento, pur sempre ragionevole ed efficiente, di quelle che sono le modalità di istruzione e educazione.

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