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Studenti diventano giornalisti in alternanza. Il bullismo non me lo posso permettere, l’articolo dei ragazzi

Pubblichiamo di seguito uno degli articoli redatti dagli studenti e dalle studentesse delle classi II A e  II B del Liceo Classico ‘L. da Vinci’ di Molfetta che hanno preso parte all’esperienza PCTO “Giornalisti in Alternanza” con gli esperti di Tuttoscuola.

Di seguito l’articolo di Losurdo Grazia Antonia dal titolo “Il bullismo non me lo posso permettere“.

La ricerca
La DAD alimenta le difficoltà derivanti dal contesto socioeconomico di appartenenza. Sguardo sulla realtà Da un sondaggio compiuto dal liceo classico “L. Da Vinci” su un campione di 373 studenti adolescenti, del Sud Italia e delle isole, emergono luci e ombre sulla questione della diversità. Il sondaggio, somministrato per via telematica, data la situazione covid, ha previsto una serie di domande riguardanti il profilo anagrafico, le opinioni su argomenti riguardanti la diversità declinata in vari aspetti: di genere, economica, etnica, religiosa, di orientamento sessuale e disabilità; si è chiesto agli intervistati di esprimere il proprio modo di rapportarsi di fronte alle varie forme di diversità in varie situazioni; delle domande hanno riguardato le esperienze personali come vittime o spettatori di episodi di bullismo e infine si è richiesto un parere sull’ attenzione rivolta dalla scuola a questa tematica. Che la diversità fra i giovani intervistati, ben 307 su 373 totali, non risulti un problema, anzi una risorsa, è un aspetto molto positivo e rincuorante ma il dato che più stupisce è che la maggioranza ha ammesso che il tipo di diversità che più li mette a disagio è quella relativa alla condizione socioeconomica (30%), seguita dalle più notorie, di genere (26%), di orientamento (17%) e disabilità (13%).

Nuove frontiere del bullismo
Il bullismo non è rimasto di certo rimasto chiuso nelle aule delle scuole superiori “abbandonate” a loro stesse durante questa pandemia, ma già da tempo abbiamo tutti sentito parlare di cyberbullismo (vale a dire lo sconfinamento di tutti quei fenomeni legati al bullismo in rete, nelle app, sui social).Tale dilagante fenomeno non è da sottovalutare data l’ambivalenza di internet stesso: da una parte esclude possibili attacchi fisici ma dall’altra parte permette al bullo di tormentare in ogni momento la sua vittima, ovunque; può inoltre coinvolgere un numero illimitato di persone, sia come vittime che come bulli. La trappola Detto ciò, l’attuale situazione pandemica e il cyberbullismo hanno portato a creare il perfetto ambiente per evidenziare le disparità in ambito economico e sociale degli alunni attraverso la DAD. La scuola, entrando nelle case, ha permesso al bullo della classe di scoprire altri aspetti i da attaccare. Se a scuola una vittima avrebbe potuto essere sbeffeggiata per non avere le scarpe del momento come tutti i suoi compagni, durante la lezione potrebbe essere distratto dai messaggi in chat privata del tipo: “Col rottame che hai, non capisco niente.”, “Abbiamo tutti un iPad, compratelo.”, “Abiti in una caverna? Hai una connessione orribile, persino in Africa prende meglio”. Secondo i dati forniti dal sito Censis infatti un primo elemento di esclusione sociale è proprio costituito dallo status socioeconomico di provenienza: sono più di 3 milioni (3.039.268)in Italia i minori a rischio di povertà e 1,6 milioni quelli che vivono in condizioni di povertà assoluta che potrebbero potenzialmente essere mirino dei bulli.

La vittima
La vittima seppur aiutata in situazioni di indigenza o difficoltà economica con un prestito del materiale tecnologico necessario al fine di garantire il diritto all’ istruzione e quindi la fruizione delle lezioni a distanza dalla scuola, si ritrova inerme davanti ai commenti dei bulli e a cui non può di certo controbattere. Possiamo immaginare che risponda alle provocazioni dei compagni con un semplice “non me lo posso permettere”, laconico e conciso, accompagnato da un sospiro dettato dalla vergogna e dalla frustrazione. Infatti l’impatto che queste restrizioni hanno causato non hanno colpito solo la fascia degli intervistati, tutti adolescenti, che si sono visti privati di molte esperienze, passioni e opportunità ma soprattutto nel meridione anche molti genitori che hanno visto la loro situazione economico-lavorativa aggravarsi: chi è stato licenziato, chi è in cassa integrazione da mesi, imprenditori e liberi professionisti senza aiuti e molti altri esempi di una lunga e triste lista. Una crisi che si è ovviamente ripercossa sulle famiglie e nelle sue dinamiche, portando inevitabili sacrifici, da parte di tutti, sull’ altare di un futuro fiduciosamente migliore ma imperscrutabile. “Sembrerebbe inutile specificare come in tutti i casi di bullismo, e non solo, che la vittima non ha colpe e la totalità del fenomeno si basa su una mancanza di sensibilità ed empatia con compagno più sfortunato, se non in alcuni casi un’educazione incompleta, in cui sembra mancare un concetto alla base di qualsiasi relazione sociale e umana: il rispetto” – ha dichiarato uno studente della II B del liceo, che ha analizzato i dati del questionario. Una dichiarazione che fa riflettere.

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