Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Studenti diventano giornalisti in alternanza. Gli articoli dei ragazzi su Tuttoscuola

Pubblichiamo di seguito un nuovo articolo redatto dagli studenti e dalle studentesse delle classi II A e  II B del Liceo Classico ‘L. da Vinci’ di Molfetta che hanno preso parte all’esperienza PCTO “Giornalisti in Alternanza” con gli esperti di Tuttoscuola.

Leggi l’articolo “Il bullismo non me lo posso permettere“

Di seguito l’articolo di Minervini Bianca Maria dal titolo “Il femminismo esagera”.

Sorprendenti – quasi anacronistici – i risultati di un questionario sulla diversità somministrato dagli studenti del Liceo Classico da Vinci di Molfetta ai propri coetanei. Denunciare la diversità di genere può far paura, definirsi “femminista” può far paura, andar contro la cristallizzata idea della donna come inferiore o insufficiente (in qualunque ambito) può far paura, o meglio, fa paura. La diversità di genere è una caratteristica profondamente radicata nella nostra società ma spesso viene mascherata o sminuita, e un simile trattamento è riservato a chi cerca di combatterla. Le e i femministi vengono spesso etichettati come “fanatici” o “nazi-femministi” in disaccordo dallo scopo più autentico di questo movimento, ovvero IL RAGGIUNGIMENTO DELLA PARITA’ DI GENERE, in favore degli uomini, delle donne o di chiunque appartenga ad un altro genere. La diffusa convinzione che il femminismo sia il contrario di maschilismo porta, dunque, ad un fraintendimento dei suoi intenti e al conseguente allontanamento dal movimento stesso Nonostante in Italia la condizione femminile sia altamente critica e problematica, le donne (e non solo) continuano a definirsi “non femministe” quasi volendo ignorare volutamente il dilagante problema della disparità di genere e non riconoscendo invece come tocchi negativamente le loro vite.

La disparità è obiettiva
Da un sondaggio da noi somministrato è emerso, infatti, che, nonostante la maggior parte degli intervistati fosse di sesso femminile, al 72% di loro la diversità non genera problemi. Questo dato potrebbe risultare inizialmente positivo, tuttavia viste le condizioni oggettive di grande disparità in cui versa il genere femminile e chiunque subisca una discriminazione in tale ambito, esso sembra indubbiamente essere falsato. Ciò avviene poiché oggigiorno è considerato “vergognoso” definirsi femministi e cercare di combattere la disparità tra i generi. I dati parlano chiaro. Nonostante le donne abbiano raggiunto i pieni diritti, continuano ad essere svantaggiate in numerosi ambiti della vita quotidiana. “Pensate che solo 2 rettori su 83 sono donne, e su 18mila docenti universitari appena 2.800, il 15,9 per cento, sono di sesso femminile. E mentre la maggioranza degli studenti laureati in materie scientifiche sono donne, neanche una, dico una, è riuscita ancora a diventare presidente di un grande ente di ricerca.” – Antonio Galdo (dato veritiero fino al 12 aprile 2021, quando la Dottoressa Maria Chiara Carrozza è stata nominata nuovo presidente del Cnr). Disparità, ovviamente, non riscontrabile soltanto nell’ambito della pubblica amministrazione. In politica le donne sono sottorappresentate, così come nelle posizioni ai vertici di amministrazioni e imprese (nelle imprese italiane con oltre 10 milioni di euro di fatturato le donne presenti nei consigli di amministrazione rappresentano appena il 14,5 per cento del totale.). Le numerosissime denunce per discriminazione salariale (la differenza in busta paga tra uomo e donna è del 23,7% contro una media europea del 29,6%) spesso non terminano con una condanna.

L’ambientalismo fasullo e il ricambio generazionale
Basterebbe anche solo parlare della Tampon Tax, ovvero l’iva apportata su prodotti sanitari come assorbenti e tamponi, abbassata dal 22% al 5% solo per i prodotti biodegradabili e compostabili (quasi inutilizzati a causa dei prezzi e della reperibilità). Scelta dettata da un istinto ambientalista piuttosto discutibile che non mira all’eliminazione della disparità, tanto che prodotti come tartufo e francobolli da collezione vengono considerati certamente più indispensabili (iva al 10%). A questo punto si potrebbe pensare che i dati del questionario da noi somministrato siano così “positivi” a causa dell’età media degli intervistati (17-18 anni). Questa tesi si baserebbe sull’idea di nuove generazioni propense al “gender equal” e sulla speranza che il ricambio generazionale porti ad una condizione di uguaglianza. Tuttavia i dati non cambiano, gli uomini hanno più possibilità di essere assunti a parità di curricula. Infatti secondo Rossella Palomba, demografa al CNR, i tempi previsti per il raggiungimento della parità di genere sono decisamente lunghi. Le sue previsioni prevedono una parità tra i dirigenti dei ministeri solo nel 2037, nel 2087 quella tra i dirigenti del sistema sanitario, nel 2454 tra i vertici della magistratura, ed infine nel 2660 tra i diplomatici. Secondo i suoi studi l’Italia è 90esima per occupazione femminile e 97esima per incarichi al vertice. La realtà, quindi, deve ancora progredire esponenzialmente e la volontà di non definirsi “femministi” risulta così essere quanto mai anacronistica.

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