Storia: buone le "Raccomandazioni", pessime le "Indicazioni"

L’associazione “CLIO ‘92“, che raccoglie insegnanti dei diversi ordini di scuola e ricercatori universitari specializzati in didattica della storia, ha inviato e diffuso in questi giorni una lettera aperta a Giuseppe Bertagna, nella sua qualità di superconsulente della riforma Moratti, nella quale si sostiene che per quanto riguarda l’insegnamento della storia le “Indicazioni nazionali” e le “Raccomandazioni” sarebbero tra di loro in “stridente incoerenza” (www.clio92.it).
Buone, o comunque accettabili, le seconde, “mal concepite e scritte peggio nella definizione degli obiettivi specifici” le prime. Pertanto, a nome di Clio ’92, il suo presidente, Ivo Mattozzi, chiede che le “Indicazioni” vengano riscritte ed adeguate alle “Raccomandazioni“, che a differenza delle prime “raccolgono gran parte della riflessione di carattere epistemologico, metodologico e didattico, maturata nella comunità scientifica“.
La risposta di Giuseppe Bertagna, anch’essa pubblicata da Clio ’92, è abbastanza sorprendente: anziché difendere le “Indicazioni“, Bertagna invita Mattozzi a rivolgersi in merito “al dott. Silvio Criscuoli, direttore generale per gli ordinamenti“. In qualche modo, insomma, sembra prenderne le distanze. Per quanto riguarda le “Raccomandazioni“, invece, Bertagna insiste sul fatto che esse, a differenza delle “Indicazioni“, non possono essere prescrittive, perché occorre rispettare “l’autonomia didattica e di ricerca e sviluppo della scuola e dei docenti“.
Ma alla fine, dopo aver così difeso la libertà e l’autonomia degli insegnanti, un dubbio sembra attraversare lo stesso Bertagna, che così conclude: “A meno che la normativa vigente abbia corso troppo e abbia supposto una professionalità dei docenti e un’autonomia delle scuole che in realtà, come lei teme, non esisterebbe“.
Però un dubbio viene anche a noi: come possono orientarsi i malcapitati insegnanti, stretti tra “Indicazioni” sbagliate ma obbligatorie, e “Raccomandazioni” corrette ma impalpabili?