Sostegno: infermieri al posto degli insegnanti. Il messaggio di Giada: ‘Scuola è un nostro diritto’

Perché avere un insegnante di sostegno quando si può chiamare un infermiere? È quello che devono aver pensato in una scuola della provincia di Belluno dove, secondo quanto riportato da ilgazzettino.it, sono stati chiamati, appunto, infermieri al posto degli insegnanti di sostegno. La misura è colma ed oltre al danno si aggiunge la beffa. E non finisce qui, ma andiamo con ordine.

 Infermieri al posto degli insegnanti di sostegno, quindi. Non parliamo di educatori professionali, specializzati nel campo pedagogico, né assistenti sociali o psicologi, dedicata alla professione di cura educativa. No, di infermieri.

Una proposta questa che preoccupa in quanto sembra, a parer nostro, l’ennesimo tentativo, forse in buona fede, di medicalizzare le persone con disabilità e offrire una risposta puramente sanitaria anziché pedagogica.

A questa deriva medicalizzante la scuola deve rispondere con una progettazione didattica inclusiva, che sappia rispondere alle tante urgenze, in primis alla carenza di insegnanti specializzati sul sostegno. Non curare, ma educare.

Giada, una studentessa con Sindrome di Down, ci ha mandato al riguardo un video messaggio che siamo orgogliosi di pubblicare:

 

Quanto detto ci porta poi a un dato sconfortante che non possiamo trascurare. La Federazione Italiana per il Superamento Handicap (FISH)  ha recentemente diramato i risultati di un sondaggio (http://www.fishonlus.it/2018/10/09/alunni-con-disabilita-41-senza-sostegno/) svolto tra 1600 famiglie di bambini e ragazzi con disabilità. I dati emersi sono sconfortanti: oltre il 40% degli alunni italiani con disabilità è senza docenti di sostegno e, dei pochi fortunati, circa il 30% ha incontrato un docente senza una specifica formazione.

Circa una famiglia su 3 ha inoltre ricevuto la richiesta di non accompagnare il proprio figlio a scuola, violando il diritto all’istruzione dello studente e inviando un forte messaggio di esclusione: oltre al danno, si diceva, la beffa.

Questa mattina, dunque, le migliaia di famiglie di studenti con disabilità si sono svegliate un po’ più sole, tristi e arrabbiate. I loro diritti sono lesi, l’attenzione alla persona è trascurata, i loro figli, che dovrebbero ricevere il meglio della scuola italiana, sono abbandonati e soli: come dare loro torto?