Sono 15 milioni gli italiani senza licenza media

Sembra incredibile ma nel 2000 sono ancora diversi milioni gli italiani adulti sprovvisti del titolo di licenza media. La conferma arriva dai dati Istat e il pensiero degli addetti ai lavori va alle 50-60 mila persone adulte che conseguono ogni anno la licenza obbligatoria, frequentando i corsi presso i Centri Territoriali Permanenti. È il retaggio di una benemerita esperienza scolastica, quella delle ‘150 ore’, volute circa un quarto di secolo fa dai contratti di lavoro del settore industriale, per consentire a migliaia di lavoratori di utilizzare permessi retribuiti per ritornare sui banchi e conseguire un titolo di studio. Ora gli adulti che frequentano i corsi delle 150 ore per il sospirato pezzo di carta sono in buona misura disoccupati e casalinghe, e nemmeno paragonabili per quantità a quelli di allora.
In particolare dai dati ISTAT 2001 (Livelli di istruzione della popolazione italiana) risulta che quasi 3,4 milioni di italiani con età superiore ai 15 anni non hanno alcun titolo di studio; altri 11,7 milioni possiedono solo la licenza elementare: più di 15 milioni complessivamente. Se si restringe il campo alle persone in età lavorativa tra i 15 e i 64 anni sono 7,5 milioni quelli che al massimo hanno la licenza elementare.
In tempi di scolarizzazione di massa il possesso della licenza media sembra un dato da preistoria dell’istruzione, e invece, sempre dai dati ISTAT 2001, risulta che si sono fermati a quel titolo altri 15,7 milioni di italiani dei quali 14,4 milioni ancora in età lavorativa (e molti sono figli delle lontane 150 ore).
Complessivamente, sempre con riferimento alla fascia 15-64 anni, sono 22 milioni gli italiani con titolo scolastico compreso tra licenza media e licenza elementare (o senza titolo alcuno).
Nella società della conoscenza e dell’informazione i bassi livelli di istruzione e la poca competenza professionale sono causa di esclusione sociale e di emarginazione. Molti di questi italiani, più dei loro coetanei europei, rischiano dunque di essere posti ai margini del sistema sociale e produttivo.
In tempi di riforma del sistema di istruzione e di formazione, è un dato che fa riflettere, specie quando si sente dire (da molti) che la scuola è un interesse prioritario che richiede soluzioni bipartisan, ma poi si vedono ben pochi passi concreti in questa direzione.