Sindacati: il silenzio del governo sulla scuola è “assordante”. Però…

Dopo la massiccia partecipazione del personale della scuola allo sciopero e il successo della manifestazione del 30 ottobre 2008 a Roma, la dichiarazione post-sciopero più adirata è quella del coordinatore della Gilda degli insegnanti Rino Di Meglio, che denuncia “l’assordante silenzio”  del governo, reso tanto più grave dal fatto che lo stesso governo “sta facendo marcia indietro sulla riforma universitaria e sulla norma del decreto legge 154 che prevede il commissariamento per le Regioni inadempienti rispetto al piano di ridimensionamento degli istituti scolastici“, mentre non ha nulla da dire sulla scuola.

Più cauta la posizione assunta dalla Cisl scuola, il cui segretario Francesco Scrima afferma invece che la “straordinaria mobilitazione promossa dai sindacati scuola sta già producendo i suoi effetti. Il Governo è costretto a rivedere l’atteggiamento, fin qui mantenuto, di arrogante chiusura al dialogo: da qui la scelta di non procedere per decreti sull’Università, da qui il clima più disteso nei rapporti con le Regioni, con la decisione di accantonare l’ipotesi di un loro commissariamento per gli interventi sulla rete scolastica, dei quali, peraltro, si profila opportunamente un rinvio“.

Secondo i sindacati, tuttavia, il vero problema è costituito dalle misure contenute nella manovra finanziaria (legge 133/2008) e nel decreto, ora convertito in legge, sul maestro unico, misure che contemplano tagli agli organici giudicati “insostenibili“.

La richiesta unitaria dei sindacati è quella di aprire col sindacato “un tavolo di confronto vero” che non si limiti a discutere le modalità di attuazione delle norme già approvate ma ne riveda  complessivamente “obiettivi, tempi e procedure“.

Ma potrà l’eventuale trattativa sindacale condurre alla disapplicazione di precise norme contenute in leggi approvate dal Parlamento? E quale sarebbe la reazione del ministro Tremonti, che proprio sui tagli e sulla riduzione della spesa pubblica ha incentrato la sua strategia di politica economica?