Si fa presto a dire … valutazione!

La questione della valutazione viene affrontata anche dalla nostra lettrice Gabriella Villa, il cui intervento volentieri pubblichiamo.

Questo è invece il precedente spunto di discussione.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Si fa presto a dire … valutazione!

Il problema della valutazione è uno dei problemi caratterizzanti della scuola e non può, a mio parere, essere preso in considerazione se non come conseguenza di una programmazione che è punto di partenza e linea di progresso del percorso didattico che ogni docente dovrebbe predisporre per la classe. Intendo per classe l’insieme di persone con bisogni e capacità diversificate e che necessitano di interventi che non mortifichino tali caratteristiche intrinseche alla natura di ciascuna persona.

Cosa voglio sostenere? Intendo dire che se non si ha chiaro che la programmazione delle attività scolastiche, disciplinari, interdisciplinari, trandisciplinari o come si preferisce nominarle, non può prescindere dalla flessibilità necessaria a proporre a tutt i e a ciascuno ciò che il docente, nella sua libertà e competenza professionale, deve essere in grado di calibrare nella proposta da fare alla classe, il risultato potrà solo essere deludente per molti e “insignificante” per i pochi che apprenderanno senza realmente acquisire il senso dei loro studi. Ciò chiarito tutto il lavoro conseguente diviene significante in ragione del fatto che ciascuno potrà “comprendere” nel modo a lui più consono ciò che il docente ha inteso “trasmettergli”.

A questo punto occorre fare un’ulteriore distinzione: tra verifica e valutazione. La verifica serve al docente e allo studente per capire se e in qual misura un determinato contenuto è stato compreso, recepito, appreso e talvolta anche se e come la conoscenza e l’uso di alcuni contenuti ha dato origine a una abilità, intendendo per abilità la capacità di riutilizzare conoscenze in modo non solo applicativo ma personale e “creativo”.

La verifica, in questa accezione, corrisponde alla misurazione di una performance e quindi può, adeguatamente essere registrata con numeri o lettere. Come da più parti si mette in evidenza, il range di riferimento deve essere lo stesso per tutti. Diversamente si rischia di produrre misurazioni non sovrapponibili, perché falsate rispetto alle griglie numeriche di riferimento.

Diverso è il discorso della valutazione che, pur esprimibile con numeri o lettere, dovrebbe fare riferimento a una serie di dati ben più ampia delle sole verifiche tradizionalmente intese.

Dovrebbe comprendere, oltre alle conoscenze e alle abilità, anche le competenze che pur riferendosi ad esempio al conoscere un fatto storico, saper fare una traduzione da un’altra lingua o saper risolvere un’equazione di secondo grado… sono riconducibili a ben altri indicatori.

Sostengo che sono ben più ampie, perché penso a tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti che il docente può e deve promuovere e sostenere per poterne osservare la ricaduta nei rapporti in classe e con la disciplina. E pertanto non è riconducibile a mezzi voti o notazioni ragionieristiche.

Un’ultima cosa: è evidente che il riferimento in una simile assunzione non può che essere la persona in apprendimento e non mai la disciplina di studio che invece deve essere il supporto strategico del docente per “veicolare” concetti attaverso contenuti e per aiutare lo studente a costruire una propria competenza personale proprio attraverso le singole discipline di studio.

dott.ssa Gabriella Villa

SPORTELLO SCUOLA

Ambito territoriale di Treviglio

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