Sentenza della Consulta/3. Le ricadute sul sistema scolastico

La sentenza n. 200, sottratta a letture di parte, può costituire la base per l’avvio concreto di corrette relazioni di confronto tra lo Stato e le Regioni sull’applicazione del Titolo V per il settore istruzione, che rappresenta il vero nodo politico della questione. Un nodo che resta irrisolto.

Le parti continuano a non porsi su un terreno di discussione comune e costruttivo.

Per il ministro Gelmini la censura riguardante il dimensionamento risulta superata dall’art. 3 della legge 4 dicembre 2008, n. 189, che prevede entro il 15 giugno 2009 un’intesa in sede di Conferenza Unificata per disciplinare l’attività di dimensionamento della rete scolastica, con particolare riferimento ai punti di erogazione del servizio d’istruzione per gli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012. Il 15 giugno però è passato, e la stipula è ancora tutta da definire nei contenuti.

Silvia Costa, coordinatrice della IX Commissione istruzione della Conferenza delle Regioni, fa notare che la decisione della Corte arriva “mentre è in corso un difficile confronto tra le Regioni e il Ministero dell’Istruzione in merito ai nuovi criteri di dimensionamento della rete scolastica“. La Costa ribadisce che “il mancato confronto con il Ministro Gelmini, nonostante una formale richiesta, acuisce le difficoltà delle relazioni istituzionali“.

Quel che se ne ricava è che l’insufficiente attenzione alle ricadute del federalismo istituzionale sul ruolo delle singole amministrazioni statali e regionali aumenta la complessità del processo di modernizzazione del nostro sistema educativo, per il successo del quale ciascuno dei soggetti istituzionali è chiamato a fare la sua parte.

La scuola è oggi – sembra che a volte non lo si voglia capire – un servizio di tutti i soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Province, Comuni e città metropolitane) che costituiscono la Repubblica, non più solo dello Stato, anche se lo stesso conserva responsabilità importanti anzi decisive per lo sviluppo del sistema educativo. Questo scenario rende pressante una corretta ripartizione delle funzioni tra lo Stato, le Regioni e i diversi livelli locali.

Si impone dunque una conclusione del confronto politico in Conferenza Unificata che renda effettivo l’esercizio delle competenze attribuite alle Regioni, anche con il trasferimento delle risorse finanziarie e di personale necessario per attuarle. Sarà la volta buona?