Secondo ciclo. Sindacati sul sentiero di guerra

I commenti a caldo dei sindacati, dopo l’incontro con il ministro Moratti del 26 gennaio scorso, sono tutti, però in forme e con toni diversi, assai critici. Il giudizio più negativo è quello della CGIL scuola, che da una parte chiede che il decreto “sia accompagnato da un Piano di fattibilità che definisca tempi, modalità e risorse”, mentre dall’altra ribadisce “l’assoluta contrarietà all’impianto duale del secondo ciclo”. Ed è proprio per discutere l’impianto della legge, più che le modalità della sua attuazione, che la CGIL chiede che “l’intero mese di marzo sia dedicato a una consultazione vera e formale di tutta la scuola secondaria superiore” (www.cgilscuola.it).
La CISL scuola, attraverso una dichiarazione del segretario Francesco Scrima, ha egualmente ribadito la “non condivisione” dell’impianto complessivo della legge, ma “nella consapevolezza dei vincoli che da essa discendono”. Forse un preannuncio di disponibilità ad entrare nel merito, discutendo e negoziando i principali passaggi applicativi della legge, soprattutto quelli che riguardano la garanzia della “effettiva unitarietà del sistema educativo di istruzione e formazione” (www.cislscuola.it).
Su quest’ultimo punto insiste anche la UIL scuola, che chiede che siano assicurati a tutti gli studenti adeguati “livelli culturali di base”, ma che torna anche sulla sua dichiarata ostilità al “passaggio” degli istituti professionali alle Regioni, e a maggior ragione del suo personale, che deve restare comunque “alle dipendenze dello Stato con contratti a tempo indeterminato” (www.uilscuola.it). Anche la Gilda batte sul “destino di trasferimento di massa con prospettive professionali e umane inquietanti” che attende molti docenti, soprattutto quelli delle materie che non hanno più spazio nei nuovi licei (www.gildains.it).
Diverso è l’approccio dell’ANP, che non contesta in linea di principio l’impianto duale della riforma, ma ne chiede piuttosto una concreta verifica di fattibilità attraverso un preliminare confronto a tutto campo tra lo Stato e le Regioni sulle rispettive competenze e sui percorsi da attivare. L’ANP parla di carattere “estremamente rigido”, e “parcellizzato in un numero di discipline troppo alto” delle proposte di curricoli presentate dal Ministro, e chiede un minor numero di licei, caratterizzati “da assi culturali definiti e solidi, da poche discipline e da orari complessivi contenuti” (www.anp.it).