Secondaria di 4 anni/2. Ma servono organici diversi e formazione obbligatoria

Alla proposta dell’anno ponte si è detto favorevole Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, che l’ha giudicata la più sintonizzata con i modelli europei più avanzati, tesi a realizzare una maggiore coerenza e continuità tra la parte terminale della formazione secondaria e le scelte successive, ma senza escludere che anche la riduzione della secondaria a quattro anni possa essere utilmente sperimentata.

A questo punto il dibattito si è spostato sulla principale condizione di fattibilità di queste innovazioni, individuata dal sindacalista nel superamento dell’ancoraggio degli organici alla tradizionale struttura organizzativa centrata sulle classi e sul numero di alunni: solo un organico funzionale di scuola e di rete, e una maggiore flessibilità nell’impiego degli insegnanti potrebbe far fronte a esigenze diverse e percorsi più innovativi.

Particolarmente vivace è stato il confronto su questo tema, che ha suscitato il naturale interesse dei congressisti Fnism per un argomento come quello della natura ‘non impiegatizia’ della professionalità dei docenti che ha attraversato la storia secolare della Federazione ma che è stata di fatto disconosciuta dai sindacati.

Ma se si vuole andare in direzione del riconoscimento del carattere professionale della figura dell’insegnante, ha osservato Niceforo, la formazione in servizio, soprattutto quella legata a innovazioni come quelle discusse nel seminario, deve diventare obbligatoria, come lo è per altre professioni, superando resistenze vetero e neosindacali. La Uil scuola è d’accordo, ha detto Di Menna, ma a condizione che la formazione venga quantificata e contrattualizzata.