
La notizia-provocazione lanciata da Tuttoscuola sugli elevati costi del personale ausiliario per la scuola italiana (167.000 unità, per quasi 4 miliardi di euro all’anno), a fronte dei quali non sono sempre riscontrabili visibili benefici, ha suscitato tra i nostri lettori, e anche sulla stampa nazionale, un turbinio di reazioni, che si sono concentrate sulla questione centrale: di chi deve tenere pulite le scuole? I “bidelli” (collaboratori scolastici) o gli allievi stessi, con il sostegno e la guida degli insegnanti e dei genitori, come avviene in altre scuole del mondo?
Le reazioni si sono polarizzate su due posizioni: quella di chi ritiene che tale compito spetti in esclusiva a detto personale (in tal senso si esprimono i diretti interessati, che difendono il loro ruolo e il loro posto di lavoro, e una parte degli insegnanti), e quella di chi fa della pulizia delle scuole un aspetto del più complessivo problema del rispetto dell’istituzione, e punta quindi su un diverso comportamento da parte dei suoi attori, a partire dagli allievi.
Su questa seconda posizione, che comporterebbe la finalizzazione di una parte del tempo-scuola ad attività di formazione teorico-pratica degli allievi in materia di educazione ambientale, e più ampiamente alla convivenza civile, si attestano una parte degli insegnanti e dei genitori, e alcuni influenti opinion makers, come lo scrittore e giornalista Corrado Augias, che su Repubblica del 23 marzo 2008 torna sull’argomento, e riportando il pensiero di alcuni lettori intitola la sua rubrica “L’aiuto a tenere pulita la scuola è civiltà“. Il dibattito è aperto.
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