Scuole chiuse: 192 nell’ultimo biennio. Se non si interviene, quante altre in futuro?

In risposta ad una interrogazione parlamentare sul contingente di dirigenti scolastici e Dsga, il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha fatto riferimento alla riforma del dimensionamento della rete scolastica, precisando, tra l’altro, che la legge di bilancio 2023 “non prevede chiusure di plessi scolastici né interviene sui criteri di formazione delle classi che continua a essere regolata dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, né, tanto meno,favorisce il rischio di classi pollaio…”. “L’armonizzazione delle reti scolastiche a livello regionale con il numero degli alunni consente una migliore programmazione pluriennale della rete scolastica, senza sacrificare i singoli punti di erogazione del servizio scolastico e le relative dotazioni…”

In effetti la legge di bilancio non prevede né la chiusura di plessi né altri interventi sui criteri di formazione delle classi. Interviene sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche, che è altra cosa (avrà l’effetto che i dirigenti scolastici dovranno seguire in media più plessi, più studenti e famiglie e più personale, questo sì, senza prevedere l’introduzione a supporto di un vero middle management strutturato). E crediamo alla buona fede di Valditara: è del tutto verosimile che non abbia alcuna intenzione di passare per un ministro che riduce il servizio sul territorio o che aumenta il numero delle classi pollaio, tanto meno nell’era dei grandi investimenti del Pnrr che si trova a governare (avendo ereditato ritardi e impostazioni che stanno mostrando tutti i loro limiti con le prime tranche e azioni).

Valgono pertanto le regole vigenti sulla costituzione delle classi. Ma il problema è proprio questo: la denatalità in corso, con le attuali regole, determina automaticamente la chiusura delle scuole.

E’ quanto dimostra la lettura attenta e incrociata dei dati degli ultimi anni. Prendiamo i dati degli ultimi tre anni, consultabili nei Focus ministeriali sull’avvio dell’anno scolastico degli ultimi tre anni alla tab.3, partendo dalle scuole statali funzionanti:

Le 40.658 scuole funzionanti nel 20-21 sono scese a 40.466 due anni dopo. In un biennio, dunque, sono scomparse quasi 200 scuole statali (192).

La causa di quelle chiusure è conseguente al calo di alunni registrato nel medesimo periodo: il settore dell’infanzia ha perso oltre 54mila iscritti, la scuola media altrettanti e la scuola primaria oltre 123mila iscritti. Solamente la secondaria di II grado non ha registrato calo di iscritti.

Poiché il numero degli alunni delle classi intermedie risulta già sempre inferiore al numero degli alunni in uscita, è evidente che anche nei prossimi anni vi saranno meno alunni, e – se non si interviene sui parametri di costituzione delle classi e su un’attenta gestione sul territorio che va coordinata dal centro – vi saranno meno classi e meno scuole. Tuttoscuola si incaricherà di contarle e di darne notizia, nel frattempo evidenziamo il fenomeno ora che si può intervenire, almeno per il 2024-25 (i giochi per il prossimo anno sono già fatti).

© RIPRODUZIONE RISERVATA