Scuola media "De André": polemiche insensate

La vicenda della scuola media romana già intitolata al generale Licio Giorgieri, assassinato dai brigatisti, poi ribattezzata con il nome del cantautore Fabrizio De Andrè dopo la sua fusione con un’altra scuola, ha dato luogo a un dibattito per molti versi sconcertante. Il Consiglio di Istituto, promotore della nuova denominazione, è stato quasi criminalizzato da un’ondata di opinioni “politically correct”, che lo hanno accusato in blocco (la decisione è stata presa all’unanimità) di insensibilità morale, di “corrività a seguire le mode” (Corriere della Sera), perfino di cedimento alla effimera cultura dello spettacolo e delle “starlette televisive”.
Certamente il sacrificio del generale Giorgieri non può essere dimenticato. Chi si è scagliato contro la decisione del Consiglio di Istituto sembra però aver dimenticato l’emozione collettiva che investì l’Italia alla notizia della scomparsa di uno dei più popolari e amati cantautori italiani, i testi delle sue canzoni pubblicati dai quotidiani, i commenti che mettevano in risalto il valore anche letterario, non solo musicale, delle sue canzoni. Tutte ragioni che avevano indotto non solo il Consiglio d’Istituto, ma anche gli altri soggetti competenti (il Comune, l’allora Provveditorato, la Prefettura) ad esprimere parere favorevole alla nuova denominazione.
Era evidente, nella scelta fatta in quel momento, il desiderio di venire incontro, certo in modo trasparente e disinteressato (quale interesse potevano mai perseguire coloro che presero quella decisione?), all’esigenza di stabilire anche per questa via una migliore, più empatica comunicazione con gli studenti. Perché si cerca ora di criminalizzare quella scelta? C’è perfino chi, traendo spunto dalla vicenda, è giunto a rimettere in discussione l’autonomia delle istituzioni scolastiche. E’ forse questo l’obiettivo vero di questa sconcertante campagna?