Scuola e politica/4. Politici e burocrati a viale Trastevere

Nel settore dell’istruzione la debolezza della politica e la forza della burocrazia consentirono a quest’ultima di riempire, attraverso l’iniziativa dei più dinamici e intraprendenti direttori generali, i vuoti della non-decisione politica. Importanti innovazioni furono introdotte negli anni ottanta e novante dello scorso secolo per via amministrativa, dalla riorganizzazione dell’istruzione tecnica per il tramite dei Progetti nazionali assistiti a quella dell’istruzione professionale con il passaggio in ordinamento del ‘Progetto ‘92’, al riordino della scuola elementare.

Lo stesso ‘Progetto Brocca’ (1988-1992), predisposto da una commissione tecnico-politica che avrebbe dovuto aprire la strada a una soluzione legislativa (ne fecero parte esperti rappresentativi degli uffici scuola delle principali aree politiche del tempo: DC, PCI, PSI, PRI) ebbe successo soprattutto quando e dove le Direzioni generali lo sostennero.

Non per nulla la prima operazione ‘strategica’ effettuata da Luigi Berlinguer, ministro del primo governo Prodi, agli inizi della seconda Repubblica, fu quella di spostare dall’incarico ricoperto tutti i direttori generali (tranne uno, spostato più tardi), facendoli ruotare nelle diverse Direzioni. La spettacolare iniziativa di Berlinguer era anche rivolta ad affermare il primato della politica sull’amministrazione, sul potere burocratico. Che peraltro è per molti versi sopravvissuto a Berlinguer, ed è stato in parte ridimensionato e ridistribuito solo con la creazione delle Direzioni generali regionali e il varo dell’autonomia scolastica. Oltre che dalla notevole riduzione delle risorse assegnate al Miur, accentuatasi a partire dal 2008 in seguito alla crisi finanziaria nazionale e internazionale.