Scuola di Barbiana: appello per il cambiamento

Insegnanti, allievi della Scuola di Barbiana, dirigenti scolastici, operatori comunali, genitori lanciano un appello per un cambiamento dal basso della scuola.

” Uno dei nodi fondamentali da sciogliere della scuola italiana è la situazione che vivono i ragazzi che la frequentano dagli 11 ai 14 anni. – si legge nel documento – E’ la stagione della loro maturazione. Germina il loro corpo. Si avverte la fame di relazioni interpersonali profonde e autentiche. L’amicizia diventa la questione capitale. Si scopre la sessualità. Si vivono i primi conflitti forti con i genitori. Il gruppo dei pari diventa il vero punto di riferimento.

In tale contesto, l’attuale scuola media italiana (o secondaria di 1° grado), anello logoro e tagliente, mostra tutta la sua inadeguatezza. I contenuti restano prioritari, diventando perfino la ragion d’essere di ogni “prova di verifica”. Prima di conoscere i ragazzi, si prevedono batterie di “prove di ingresso”.

Gli insegnanti spesso – loro malgrado – finiscono per ridurre la loro funzione a quella di informatori. È così che la logica dei contenuti si trasforma, facilmente, nella somministrazione di nozioni e di test di valutazione, specialmente ai ragazzi segnalati dalle certificazioni. Quale logica? Mentre i ragazzi continuano a nuotare nel mare del non-senso, la centralità dei programmi fa capolino ad ogni proposta riformatrice.

La scuola media appare fondata sulla frattura fra lezioni e vita reale. I ragazzi non comprendono quale sia l’incidenza – e, dunque, l’importanza – della formazione scolastica per il loro futuro! La centralità del ragazzo necessita di percorsi rallentati e, soprattutto, di uno spazio ben più ampio da conferire all’ambito affettivo-relazionale. Non è un caso che il cosiddetto ‘bullismo’ cresca a vista d’occhio e faccia seguaci principalmente nella fascia d’età della prima adolescenza e vada a colpire i più deboli.

Non abbiamo dedicato un punto esclusivo per gli alunni disabili, i giovani stranieri, i portatori di culture e religioni diverse, perché, dal punto di vista dell’inclusività, auspichiamo che tali alunni siano considerati una risorsa e parte attiva del processo educativo, il quale non può essere delegato alla sola insegnante di sostegno”.