Scenari/2. La ricetta nippo-coreana-finlandese: meno selezione

In senso opposto a quello deciso dal Regno Unito di Cameron sembrano muoversi altri Paesi. Uno dei diversi studi di approfondimento collegati all’indagine Ocse-Pisa dimostra infatti che i risultati migliori si raggiungono nei Paesi dove nessun allievo, o quasi nessuno, ripete l’anno.

Lo studio mette in evidenza che in testa alle classifiche dell’ultima rilevazione effettuata (2009) stanno gli studenti di Paesi dove la pratica della bocciatura non esiste a nessun livello (Giappone, Corea, Norvegia) oppure è assolutamente eccezionale non solo nella scuola di base ma anche nella secondaria superiore (Finlandia, Nuova Zelanda, Regno Unito).

Secondo lo studio i vantaggi ottenuti dai sistemi non selettivi sono numerosi, dal miglioramento dei risultati complessivi alla minore incidenza della provenienza sociale; dall’aumento dell’autostima e del senso di appartenenza al gruppo classe e alla scuola, che fa crescere anche l’autodisciplina, alla riduzione del gap tra scuole eccellenti e scuole scadenti.

Nei sistemi molto selettivi, al contrario, i risultati complessivamente ottenuti dagli studenti sono peggiori di quelli realizzati nei Paesi a basso tasso di ripetenza; la provenienza sociale incide maggiormente sui risultati; aumentano la demotivazione e il rifiuto della scuola; i bocciati tendono a spostarsi e a concentrarsi in scuole meno qualificate; è più difficile mantenere la disciplina in classe.

Un approfondimento su questo tema, con una riflessione sull’eventuale adozione di una strategia che elimini le ripetenze anche nel nostro Paese, si trova nel numero di settembre di Tuttoscuola, nell’articolo di Orazio Niceforo “E se abolissimo le bocciature?”.