Scenari 2017: la svolta neoistituzionalista del Miur
Era da molto tempo – occorre tornare con la memoria alla Prima Repubblica – che un dirigente generale di ruolo del Miur non veniva nominato Capo di gabinetto. Il Capo di gabinetto, nell’ordinamento giuridico italiano, è il funzionario, scelto su base fiduciaria dal ministro per un periodo non superiore alla durata del suo mandato, incaricato di curare il rapporto tra il vertice politico e l’Amministrazione.
Un incarico di grande delicatezza, a cui sono stati spesso chiamati funzionari specializzati nel ruolo, i cosiddetti ‘gabinettisti’. È vero che anche Sabrina Bono, chiamata da Valeria Fedeli a quell’incarico, aveva un curriculum da gabinettista, perché era stata vicecapo di gabinetto al Ministero delle Comunicazioni (2006-2008, governo Prodi 2) e poi al Miur (2008-2011, governo Berlusconi 4), ma dal 2012 era stata nominata dirigente di ruolo di prima fascia presso il Miur, per poi diventarne Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali.
Con la nomina a Capo di gabinetto la Bono, 46 anni, si pone oggettivamente in una posizione che mette in continuità la funzione di dirigente apicale dell’Amministrazione con quella di responsabile, per conto del ministro, della sua guida politica: una svolta in senso neoistituzionalista tanto più appariscente in quanto segue una scelta, come fu quella di Alessandro Fusacchia (classe 1978) da parte del governo Renzi-Giannini, che aveva evidenziato al contrario una distonia tra l’indirizzo politico (che si esprimeva nella Buona Scuola, di cui Fusacchia fu uno dei maggiori ispiratori) e la struttura amministrativa chiamata a gestirne le conseguenze operative.
Il ritorno a un ruolo più attivo e pervasivo del Miur nella gestione della Buona Scuola post-referendum (e post autocritica di Renzi sugli errori commessi), con la nomina di Sabrina Bono a Capo di gabinetto, è un chiaro segno della svolta qui definita neoistituzionalista. Coerente con questa scelta è anche la linea di appeasement sindacale inaugurata da Valeria Fedeli. A pagare il conto della pax scolastica potrebbero essere i dirigenti scolastici, sui quali la Buona Scuola aveva caricato l’onore ma soprattutto l’onere delle novità più rilevanti ma anche più impopolari. Più Amministrazione e più sindacato significherà minore autonomia delle scuole e dei presidi? Ne parliamo nelle news successive.
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