I robot e noi: tra 10 anni saranno in casa e forse in classe

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Si dà ormai per scontato che tra 10 anni (ma anche prima a livello sperimentale e su scala ridotta soprattutto nell’ambito delle applicazioni mediche) i robot entreranno nelle fabbriche, negli uffici e anche nelle case, dove potranno fungere da assistenti personali, domestici, infermieri, baby sitter, e aiuteranno i bambini a imparare, con appositi programmi di edutainment, e potranno anche assisterli quando devono fare i compiti.

Di questa prospettiva parla Maria Chiara Carrozza, docente di Biorobotica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nel saggio “I Robot e noi” (il Mulino, 2017), che l’ex ministro della Pubblica Istruzione del governo Letta sta presentando in una serie di incontri sempre molto seguiti.

Entro pochi anni i robot si personalizzeranno nel senso che entreranno in simbiosi con le specifiche esigenze delle persone. Con la diffusione a prezzi attingibili della robotica di consumo, prevede Carrozza, i robot non saranno più utilizzati solo da professionisti o da individui forniti di competenze tecnologiche avanzate, ma potranno essere impiegati da cittadini che li useranno senza alcun addestramento, come si fa ora con uno smartphone.

Il principale problema che dovrà essere affrontato nei prossimi anni, ma già ora ben presente nel dibattito scientifico e anche in quello politico-culturale sui prossimi sviluppi applicativi della Intelligenza artificiale, è quello che riguarda la sicurezza e perfino la libertà degli individui perché nell’interazione con le persone i robot potrebbero “profilarle” e condizionare le loro scelte, subordinandole a interessi di tipo economico.

Le polemiche che stanno investendo alcune grandi aziende, da Google a Facebook ad Amazon (le cosiddette OTT, le Over The Top), che si avvalgono a fini pubblicitari di software basati sull’intelligenza artificiale, software che potrebbero interagire con i robot, dimostrano quanto siano fondate le preoccupazioni espresse da Maria Chiara Carrozza.