Rivoluzione Renzi: favorire afflusso finanziario privato

 “Questo Governo non ha esitazioni: la scuola è la priorità del Paese (…) per questo crediamo che le risorse pubbliche debbano servire anche per fare leva e attrarre sulla scuola molte risorse private”. E’ quanto recita, in apertura del capitolo 6, il documento “La Buona Scuola” partorito dal governo Renzi. Il capitolo tocca un nodo delicato e controverso che ha suscitato polemiche e notevoli riserve.

Va dato merito al documento di abbattere per la prima volta un antico postulato, quello che la scuola pubblica si fa solo con soldi pubblici. Praticamente un tabù. Le esperienze raccontate nell’inchiesta a puntate di Tuttoscuola su scuole altamente innovative che non hanno ricevuto ingenti finanziamenti pubblici, lo hanno già smentito da tempo. Le istituzioni scolastiche 2.0 del nostro Paese, che non hanno nulla da invidiare alla Finlandia e ad altri paesi all’avanguardia (peccato solo che siano così poche), non sono tutte scuole finanziate con le risorse del secondo PNSD. In molti casi si tratta di Istituti (come il “Fermi” di Mantova, il “Lussana” di Bergamo, l’”Orsola Benincasa” di Ancona, etc) che hanno saputo stringere un saldo patto con il territorio e con gli stakeholders, presentandosi con una progettualità chiara e una vision condivisa, convincendo i privati ad investire in varie forme e chiamando responsabilmente le famiglie a partecipare, ciascuna nella misura possibile, dimostrando già con i fatti che “sommare risorse pubbliche a interventi dei privati è l’unico modo per tornare a competere”.

Il documento Renzi ha il coraggio di ammettere che, a queste condizioni, se lo sforzo diventa comune, cioè condiviso da una comunità di portatori di interessi e animato da una visione in cui tutti si riconoscono, e – ça va sans dire – nel pieno rispetto della totale indipendenza dell’istituzione scolastica, non vi è nulla di male per la scuola pubblica nell’essere sostenuta anche da privati. Ben vengano dunque tutte le misure pensate per rendere più appetibile l’investimento ai privati, come lo School Bonus – una misura di sgravio fiscale in favore di privati, associazioni e imprese che decidono di investire per la riqualificazione degli Istituti. Se a questo si andranno effettivamente ad aggiungere lo School Guarantee (che porterebbe incentivi aggiuntivi rispetto al Bonus a quelle imprese che finanziano progetti scolastici atti a incentivare l’occupazione giovanile), il matching fund dello Stato per incrementare le risorse dei progetti di crowdfunding in grado di attrarre il maggiore interesse dei cittadini e le obbligazioni a impatto sociale, il panorama potrebbe mutare notevolmente rispetto all’esistente e con esso anche l’aspetto e l’adeguatezza delle nostre scuole.

La partenza su questo fronte sembra buona, speriamo che le dichiarazioni di principio possano effettivamente e coerentemente tradursi in realtà.