Ritorno a scuola in massa. Tutto pronto?

Il 26 aprile, dunque, se non insorgeranno nuove zone rosse, 8,5 milioni di alunni ritorneranno a scuola per seguire le attività didattiche in presenza. Si tratta di un ritorno atteso da mesi, da quando all’inizio di novembre l’ondata di ritorno del covid-19 aveva costretto gli alunni di molti istituti a svolgere le attività didattiche in DAD.

Da due settimane sono ritornati a scuola la totalità dei bambini della scuola dell’infanzia, degli alunni della scuola primaria e una parte di quelli della secondaria di I grado che, in un certo modo, hanno fatto da apripista o da prove generali per il rientro di tutti.

Rispetto ai primi mesi di scuola di questo anno scolastico, quando ancora sussistevano problemi non risolti di spazi e di locali, soprattutto negli istituti superiori a causa dello sdoppiamento delle classi per assicurare il distanziamento, cosa è successo? Sono stati trovati i locali necessari?

In molti istituti con classi sdoppiate per numerosità l’alternanza del 50% in presenza o in DAD ha mascherato il problema, consentendo l’impiego delle aule lasciate alternativamente libere.

Sono stati frequenti anche i casi in cui si è supplito alla carenza di aule riducendo l’orario settimanale delle attività didattiche o abbreviando l’ora di lezione.

Il ritorno in presenza di tutti gli studenti a orario pieno potrebbe ora creare non pochi problemi organizzativi. Sul web già si registrano commenti preoccupati di capi d’istituto che denunciano la mancanza di spazi adeguati e necessari. “A me non risulta che sia stato fatto molto né  sui trasporti né  che sia stato istituito un sistema di monitoraggio su tamponi”, ha inoltre affermato Antonello Giannelli, presidente Anp intervistato da La Stampa.

È difficile quantificare il numero delle scuole o degli istituti che si troveranno nell’emergenza di aule mancanti, ma certamente ce ne sono molte, viste le segnalazioni allarmate sui social.

Poiché era prevedibile, oltre che sperabile, che tutti gli alunni sarebbero ritornati in presenza, c’è da chiedersi se e come gli Enti locali preposti (soprattutto le amministrazioni provinciali che hanno competenza su locali scolastici che ospitano istituti secondari di II grado) abbiano utilizzato questi mesi di semi-lockdown per risolvere il problema degli spazi. 

Sarebbe una carenza imperdonabile che potrebbe mettere a rischio lo sforzo per portare a conclusione dignitosa questo anno scolastico tormentato, e compromettere il diritto allo studio di molti ragazzi.

A tutto questo si aggiunge la situazione del personale scolastico non ancora vaccinato che ad oggi è fermo al 25% (uno su quattro), con situazioni di preoccupante ritardo in alcune regioni (in Liguria il 59% non vaccinato, in Sardegna il 50%, in Sicilia il 49% e in Calabria il 48%).

Cosa dire del problema dei trasporti non ancora risolto in diverse città per il rientro in massa degli studenti?

Insomma, bene il ritorno in classe di tutti gli alunni, ma alcune irrisolte situazioni critiche potrebbero condizionare l’efficacia di una scelta coraggiosa del Governo.