Riforma/4. Stato-Regioni, la questione delle confluenze

La circolare ministeriale relativa alle iscrizioni ha anticipato, tra l’altro, la notizia dell’avvio di una campagna d’informazione sulle nuove confluenze, definite a quanto pare istituto per istituto, degli indirizzi di studio attualmente funzionanti (comprese le sperimentazioni) in quelli previsti dalla riforma degli ordinamenti, sulla base delle tabelle allegate ai regolamenti.

I tempi strettissimi, le giuste esigenze di scuole, presidi, docenti e famiglie sono certamente alla base della decisione del MIUR che presenta, comunque, una rilevanza politica che nessuno può sottovalutare o minimizzare: la possibile invasione di campo di una competenza delle Regioni.

La decisione, autonoma ed imperativa, di definire da Roma l’offerta formativa di tutte le scuole superiori del Paese per il prossimo anno scolastico non è piaciuta agli assessori regionali all’istruzione.

Anche per questo motivo la questione sarà sul tavolo dell’incontro tecnico dei vertici amministrativi del Miur con i rappresentanti delle Regioni programmato per mercoledì 24 febbraio. È chiaro che in quella sede si conosceranno dati e dettagli dell’operazione utili a “smussare” gli “angoli”, ed a collocare nella giusta dimensione normativa il provvedimento relativo alle confluenze automatiche predisposto dal ministero.

È da augurarsi che ciò avvenga perché non giova a nessuno, e tanto meno al sistema scuola, passare in continuazione da un contrasto istituzionale tra Stato e Regioni all’altro. Il sistema educativo ha bisogno di una gestione amministrativa statale e regionale che faccia perno su una reale leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali che a vario titolo, e con l’ obbiettivo di migliorarne la qualità, operano ed agiscono per la scuola.