Riforma universitaria, la politica si interroga

La riforma universitaria è un passaggio cruciale per il nostro Paese ed è necessario che sul tema si svolga un confronto civile e aperto a tutti i contributi che possono arrivare“. Così il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, ha aperto nella Sala del Mappamondo di Montecitorio il convegno “Sistema universitario: criticità e prospettive”, promosso dall’Interguppo parlamentare per la Sussidiarietà di Camera e Senato e dal Network Fondazioni Associazioni. Il disegno di legge del ministro per l’Istruzione, università, ricerca, Mariastella Gelmini, ha spiegato Lupi, “nel corso dell’iter parlamentare potrà essere arricchito, modificato e cambiato sempre nella dialettica delle maggioranze e ovviamente nella responsabilità che il Parlamento e il governo hanno. L’auspicio è che questa riforma universitaria possa vedere un confronto e un approfondimento da parte delle Camere“.

Proprio perché, ha aggiunto Lupi, “su un tema del genere il metodo da seguire è quello del confronto civile, aperto a tutti i contributi che possono arrivare, il Parlamento è sembrato essere il luogo più consono per ospitare il convegno“. Per Marco Meloni, responsabile Università e ricerca del Pd, “la questione universitaria è un tema centrale che deve essere percepita dal mondo politico e dall’opinione pubblica perché è una sfida decisiva per il Paese“.

I dati Ocse sugli investimenti per la ricerca, il numero dei laureati e quello dei ricercatori “mettono gli atenei italiani in coda in Europa“, ha osservato Meloni che ha aggiunto: “La riforma Gelmini è fatta nel peggiore dei modi perché manca uno sguardo d’insieme sul sistema Paese, è centralista, burocratica, sbagliata dal punto di vista finanziario e solo a parole è attenta al merito. Deve essere rivisto il capitolo riguardante il sistema delle ripartizioni delle risorse perché il ddl Gelmini sposta i soldi dal Sud al Nord, mentre la riforma deve essere equa. Quello dell’università è un tema che va preservato e messo al riparo dalle controversie politiche. Solamente così si potranno far crescere i nostri atenei in modo che raggiungano il livello di quelli del resto d’Europa“.