Riforma, i due volti della licealità

La legge n. 53 prevede che tre degli otto licei (artistico, economico e tecnologico) si articolino in indirizzi “per corrispondere ai diversi fabbisogni formativi“. La formula adottata è rigida. La legge dice in effetti che questi tre licei “si articolano“, non che “possono articolarsi“, o che “di norma” si articolano. E sulla rigidità della norma battono i sostenitori di una qualche forma di corrispondenza tra i principali indirizzi dell’attuale istruzione tecnica e professionale (in molti casi i piani di studio sono assai simili) e i futuri indirizzi dei licei economico e tecnologico. La perentorietà della legge nell’individuazione degli indirizzi potrebbe trovare piena soddisfazione anche affidando alle scuole autonome la responsabilità di identificarli insieme al territorio, sulla base di vincoli curricolari stabiliti a livello nazionale. Del resto la “missione” delle istituzioni oggi non consiste nel fissare le regole di dettaglio ma nel favorire meccanismi di responsabilizzazione, autogoverno e sviluppo del sistema. Il fatto è che più tali licei si articolano (AN e Confindustria propongono non meno di 11 indirizzi) e più evidente si fa la loro diversa caratterizzazione rispetto ai licei di tradizione gentiliana – classico e scientifico, ma anche linguistico e delle scienze umane – che appaiono più leggeri, più propedeutici agli studi universitari, più generalisti, insomma più “liceali” rispetto ai molti indirizzi dell’area ex tecnica, o neotecnica, che in qualche misura recuperano discipline, attività di laboratorio, prassi didattiche a valenza preprofessionale, anche nel quadro dell’alternanza scuola-lavoro ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_172-3.doc ).