Riforma epocale?/1. Perché sì

Per la prima volta in Italia dopo la riforma Gentile del 1923 si mette mano alla scuola con una riforma organica di tutti i cicli“. Lo ha dichiarato il ministro dell’istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini giovedì scorso dopo la seduta del Consiglio dei ministri che aveva varato due dei quattro Regolamenti predisposti in attuazione della legge n. 133/2008.

Per la verità, non è la prima volta che un ministro della pubblica istruzione italiano si esprime in questi termini. Il paragone con la cosiddetta riforma Gentile (costituita in realtà da un complesso di 5 diversi e successivi regi decreti, che toccavano a vari livelli l’intero sistema scolastico italiano) è stato fatto in precedenza anche dai ministri pro tempore Luigi Berlinguer, in occasione dell’approvazione della legge 10 febbraio 2000, n. 30 (“Legge quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione”), e Letizia Moratti, tre anni dopo, al momento del varo della legge 28 marzo 2003, n. 53 (“Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale“).

Ma le riforme Berlinguer e Moratti, che erano entrambe riforme globali, di riordino di tutti i cicli, non sono andate in porto, totalmente la prima (abrogata), parzialmente la seconda, modificata in punti essenziali (l’obbligo di istruzione, la de-licealizzazione dell’istruzione tecnica, il tutor). Se dunque il “pacchetto” Gelmini sarà completamente e compiutamente attuato entro la legislatura, sarà davvero la prima volta, dopo il 1923, che l’intero ordinamento della scuola italiana sarà stato oggetto di un riassestamento complessivo. In questo senso, si tratterà di un fatto epocale.