Riforma della scuola o del quadro orario?

Il numero TuttoscuolaFOCUS di domenica 31 gennaio ha affrontato il maniera organica l’imminente riforma della scuola secondaria superiore, con tre articoli (titoli+link). Gli articoli dedicati ad essa hanno suscitato la reazione del lettore Luca Tedde, il quale ci ha scritto la lettera che volentieri pubblichiamo, seguita da una nostra risposta.

Invitiamo gli altri lettori ad intervenire, o a proporre nuovi temi di discussione, scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Gentilissima redazione Tuttoscuola,

ho appena letto Focus di questa settimana e devo dire di essere rimasto letteralmente basito.

Si dice che con la riforma non diminuirà il tempo scuola. Ma sappiamo fare i conti?

Nel mio istituto d’istruzione superiore vi è anche un istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente; i nostri studenti dell’agrario fanno 36 ore settimanali e, almeno a Sorgono (il centro nella provincia di Nuoro dove insegno) le ore sono, come facilmente si legge sul quadrante di qualsiasi orologio, di 60 minuti… Quindi la diminuzione del tempo scuola c’è. Non voglio neppure pensare che sia possibile fare le ore da sessanta minuti in Barbagia e non sia invece possibile effettuarle in Lombardia. Se così fosse, forse il Ministero farebbe bene a far rispettare la normativa e restringere i casi di possibile riduzione oraria (prevista solo per problemi di trasporto).

Per quanto riguarda la geografia, al liceo scientifico le ore totali rimarranno le stesse, ma a scapito della storia, poiché in prima liceo scientifico le ore di storia oggi sono tre. Mi meraviglia leggere certe affermazioni su un portale che si occupa di scuola. Finché si leggono certe inesattezze sui giornali generalisti, l’errore può anche essere comprensibile, ma non nel caso di chi dovrebbe conoscere bene il quadro orario del liceo scientifico.

Per concludere, credo che il dibattito sul quadro orario rifletta la pochezza di questa “pseudo-riforma”. Se c’è bisogno di risparmio, che si risparmi tagliando anche il numero di ore di lezione; ma questa non è una riforma, è solamente l’aggiustamento e la ridefinizione del quadro orario dei vari corsi della scuola superiore. Una riforma dovrebbe essere fatta tenendo conto degli obiettivi da raggiungere e dalla funzione della scuola. Il vero problema è che i nostri ragazzi non raggiungono competenze adeguate rispetto alla media degli studenti Ocse della loro età. Con l’aggiustamento del quadro orario succederà che il docente che avrà più ore farà più programma, chi ne avrà meno ore ne farà di meno e, per quanto riguarda gli studenti, chi avrà voglia di studiare saprà più cose, chi avrà meno voglia ne saprà di meno.

La riforma, a mio parere, non si fa sul quadro orario (semmai questo è dovrebbe essere una conseguenza) bensì su come si insegna, come si apprende e cosa si apprende. Ma su questi argomenti non si legge un rigo nei regolamenti ministeriali.

Luca Tedde

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Risposta di Tuttoscuola:

Ringraziamo il nostro lettore per le osservazioni puntuali e attente, ma è necessario chiarire meglio la questione dell’orario e anche quella della geografia di cui egli parla nella sua nota. 

Da sempre negli istituti tecnici e professionali (ma non solo), a causa del corposo orario settimanale delle lezioni (36 ore in molti casi) bisognava svolgere una buona parte delle lezioni anche di pomeriggio. Per cause di forza maggiore (trasporti, mense scolastiche, ecc.) gli istituti sono stati autorizzati (fino al 2000 l’autorizzazione veniva data dal provveditore) a ridurre la durata delle lezioni in modo da contenere tutto l’orario settimanale nel solo arco della mattina (normalmente cinque ore per sei giorni).

In questo modo l’orario nominale di 36 ore è passato a 30 ore effettive, ma le ore sono state ricondotte a periodi di 50-45 minuti ciascuna.

Vi sono stati istituti, non molti, che, invece, sono riusciti a svolgere l’intero orario di 36 ore effettivamente per intero con due o tre rientri pomeridiani, svolgendo tutte le 36 ore per la durata di 60 minuti ciascuna, senza riduzione nemmeno di un minuto.

La disposizione è richiamata anche dal CCNL scuola che all’art. 28, comma 8, prevede che gli insegnanti non hanno l’obbligo di recuperare le ore settimanali non prestate a seguito della riduzione dell’orario di lezione degli alunni.

Evidentemente l’istituto del nostro lettore è uno di quelli che non ha avuto cause di forza maggiore per ridurre le ore settimanali; sono, pertanto, giustificate le sue reazioni.

Ma, ci creda, moltissimi istituti hanno ridotto l’orario nei termini da noi indicati; per loro, quindi, il cambiamento quantitativo del nuovo orario non avrà ripercussioni sostanziali per gli studenti.

Queste considerazioni sono, peraltro, contenute nella relazione tecnica che il Miur ha predisposto nell’occasione del varo dello schema di regolamento e che lo ha accompagnato nella consultazione in Cnpi, alla Conferenza Unificata e al Consiglio di Stato.

Per quanto riguarda le nostre considerazioni sulle ore di geografia, sappiamo benissimo che con il loro accorpamento a storia nei licei scientifici, proprio storia, come emerge da altre parti, viene sacrificata.

Il nostro servizio ha voluto solamente mettere a confronto il vecchio e il nuovo ordinamento per geografia, visto che questa disciplina è attualmente al centro di forti polemiche.

Non abbiamo svolto una comparazione completa per tutte le discipline del vecchio e del nuovo ordinamento.

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I lettori di tuttoscuola.com sono invitati a partecipare a questa discussione, scrivendo a botta_e_risposta@tuttoscuola.com. La redazione pubblicherà le risposte più significative. Analogamente, coloro che vogliono proporre nuovi temi di discussione possono scriverci al medesimo indirizzo botta_e_risposta@tuttoscuola.com.