Ricerca: orgoglio nazionale o manipolazioni mediatiche?

La recente lettera del ministro Moratti al Corriere della Sera (22 novembre scorso) sulla ricerca scientifica in Italia va apprezzata per l’ottimismo. Un ottimismo apparentemente non sospetto, perché fa riferimento a presunti meriti non ascrivibili alla presente legislatura, poiché i dati citati dal ministro riguardano il periodo 1997-2001 e sono quelli di uno studio di David A. King, pubblicato su “Nature” del 15/7/2004.
In base alla ricerca l’Italia risulta al terzo posto mondiale per numero di pubblicazioni scientifiche e di citazioni per ricercatore. Un dato di cui andare orgogliosi se ci si ferma alla posizione di classifica. Un po’ meno se si cerca di capire a cosa questa classifica si riferisca. Il numero pro capite delle pubblicazioni e citazioni non è calcolato sull’intero universo dei ricercatori italiani, bensì esclusivamente sul ristretto numero di coloro che, nel periodo1997-2001, hanno visto i loro lavori comparire su riviste internazionalmente accreditate; essere terzi significa solo che abbiamo un numero molto ristretto di eccellenti ricercatori! Nessuno ha mai messo in dubbio la qualità della materia grigia italiana, il problema reale è quello di una sua sotto-utilizzazione a causa degli inadeguati investimenti in ricerca e innovazione, come ribadito proprio dal citato studio di King, che mostra l’Italia ultima, nel gruppo G7, nella spesa in ricerca e innovazione in relazione al prodotto interno lordo.